Federalismo, dopo 25 anni ancora attuali le riflessioni di Pierangelo Pira sulla Sardegna.
(Versione Video e di seguito versione stampata)
Quando le ricette ed i modelli sono universali risultano validi e attuali anche a distanza di decennio, perché alcune proposte sono il frutto di alcuni assunti che ben rappresentano la condizione della Sardegna nei secoli.
Sono un cavaliere sardo, mi batterò con tutte le mie forze e competenze contro l’oppressione fiscale dello Stato centralista; contro il sottosviluppo e l’assistenzialismo per una vera solidarietà nei confronti dei più deboli; contro i lacci e laccioli della burocrazia; per un’amministrazione pubblica efficiente e al servizio dei cittadini; per una politica creditizia che sia finalizzata al reinvestimento del risparmio nel nostro territorio; per lo sviluppo dell’agricoltura e della pastorizia; per la valorizzazione delle nostre risorse locali, umane e materiali; per risvegliare l’orgoglio e l’identità del Popolo Sardo; per un vero federalismo; per l’indipendenza.
Sardi, diffidate delle imitazioni!
GIORNALISTA: buonasera amici di Telesardegna, benvenuti a Sardegna 2000 trasmissione confronto dibattito tra i candidati presenti nelle liste del collegio unico regionale per le elezioni regionali del 1999. Il 13 giugno si vota, sapete bene che ci saranno due schede: una scheda dedicata alle circoscrizioni provinciali; una scheda dedicata al collegio unico regionale. Oggi in studio parleremo con i candidati del collegio unico regionale, ve li presento. Sono con noi Bustianu Cumpostu, capolista de “sa Mesa de Sos Sardos Liberos”, esponente di Sardinia Nazione; l’onorevole Ivana Dettori dei Democratici della Sinistra presente nella lista della Coalizione Autonomista; la signora Tattana Mulas dei Riformatori, presente nella lista del Polo della Sardegna, il signor Piergiorgio Pira del Partito Sardo d’Azione, presente nella lista regionale del Partito Sardo d’Azione.
Piergiorgio Pira, Partito Sardo d’Azione, capolista Franco Meloni, anche per lei la solita domanda: in pillole il suo programma.
PIERGIORGIO PIRA – Il nostro programma è di una spaventosa attualità, quello che il Partito Sardo per la nostra isola, per la Sardegna propone dalla sua nascita.
Cioè una moderna politica fiscale, allora si parlava di zona franca quando esistevano le barriere doganali;
una politica creditizia, cioè orientata alla costituzione di piccole banche locali con banche di credito cooperativo che abbiano finalità mutualistica;
una politica dei trasporti sia interni che esterni, cioè la cosiddetta continuità territoriale. Noi dovremmo avere la par condicio, cioè spendere quanto spende un italiano, un continentale per percorrere lo stesso tragitto che noi percorriamo per andare dalla Sardegna al continente;
una pubblica amministrazione efficiente che dia risposte celeri e certe ai cittadini, che sia in grado anche di soddisfare le esigenze dei giovani, del lavoro autonomo che vogliono creare delle attività imprenditoriali in proprio.
Purtroppo oggi per creare una nuova iniziativa economica e produttiva in qualsiasi settore occorre aspettare tempi biblici. La pubblica amministrazione, la burocrazia è soffocante.
Una politica per quanto riguarda la lingua e la cultura, riconoscimento dello status di minoranze linguistiche, da questo noi avremo tutta una serie di benefici come li hanno nella Val d’Aosta e nel Trentino Alto Adige.
Questi sono i punti essenziali del nostro programma. Ma vorrei soffermarmi in modo particolare sul problema della sovranità o della sovranità fiscale. Noi riteniamo che la sovranità fiscale sia la madre di tutte le sovranità. Un sistema fiscale moderno che possa permettere alla Sardegna di creare occupazione e sviluppo, incrementare la popolazione, passare dagli attuali 1 milione e 600 mila abitanti anche a 3 milioni di abitanti.
Tutto questo si può fare utilizzando in modo intelligente la leva fiscale. Da che mondo è mondo la leva fiscale può essere utilizzata (e io qui posso restare ore e ore per discuterne, parlarne e citare esempi) o per creare sviluppo e benessere per tutti, ricchezza, o per creare sottosviluppo.
In Sardegna fino ad adesso e da sempre la leva fiscale è stata utilizzata per creare sottosviluppo.
Già nel 1867 Giovanni Battista Tuveri nel giornale “La Cronaca” poneva l’accento su questo problema. Oggi siamo ancora come 132 anni fa, cioè lo Stato non è vero che ritrasferisce alla Sardegna, lo Stato preleva continuamente dalla Sardegna risorse finanziarie.
Per quanto riguarda il problema che ha posto l’amico Cumpostu dei nove decimi e delle restituzioni, il problema è che se noi avessimo la piena sovranità, dovremmo obbligare tutti gli imprenditori che operano stabilmente in Sardegna con le loro fabbriche e con i loro opifici ad avere il domicilio fiscale in Sardegna. Allora potremmo fare i conti correttamente.
Ricordo di essere intervenuto alcuni anni fa per contestare la tesi avanzata dal professor Ciarlo che sosteneva che la Sardegna non aveva risorse finanziarie sufficiente per aspirare all’autogoverno federale si parlava allora della riforma federale dello Stato Italiano e in base allo studio fatto dalla fondazione Agnelli, che è una fonte non sospetta, il compianto Professor Gianfranco Miglio per riordinare lo Stato Italiano in senso federale ipotizzava un passaggio dalle venti Regioni una suddivisione in macroregioni e gli studiosi di questa fondazione avevano stabilito una serie di elementi fondamentali per la riuscita dell’iniziativa.
Le macroregioni dovevano avere determinati requisiti: la popolazione, il territorio e la cosiddetta autonomia finanziaria.
Pertanto le Regioni più piccole tipo Umbria, Marche, Abruzzo e Molise dovevano accorparsi per raggiungere un territorio e una popolazione adeguata. Per quanto riguarda il requisito della autonomia finanziaria, ragionando da stati quasi indipendenti o stati federali o regioni federali, il totale delle entrate pubbliche suddivise per macroregioni, territori eccetera, doveva essere pari alle uscite. Cioè dovevano essere in pareggio.
In base a questo studio è emerso che la Regione Lazio e la Regione Lombardia erano le uniche regioni che soddisfacevano il requisito dell’autonomia finanziaria, anzi avevano un avanzo primario.
Per quanto riguarda il problema del territorio e della popolazione la Regione Sardegna e la Sicilia, essendo isole, non si potevano rimediare in alcun modo, si poneva soltanto il problema dell’autonomia finanziaria.
Per la Regione Sardegna si evidenziava nello studio citato che la spesa pubblica (dati del 93) ammontava a circa 20 mila miliardi, mentre le entrate quantificate ammontavano a 14 mila miliardi. Secondo questo studio noi avevamo un debito pubblico rapportato alla Sardegna di circa 6 mila miliardi, quindi non potevamo rivendicare il federalismo perché non avevamo l’autonomia finanziaria.
Apro una parentesi: lo Stato Italiano, nonostante abbia oltre 2 milioni di miliardi di debito pubblico, è sovrano, anche se una parte della sovranità l’ha ceduta all’Unione Europea e così via.
Premesso che il requisito dell’autonomia finanziaria o del pareggio di bilancio non è fondamentale e necessario per poter esercitare la sovranità. Io vi dimostrerò che già da oggi la Sardegna può avere anche l’autonomia finanziaria.
Se noi avessimo la possibilità di richiedere a tutti gli imprenditori che operano in Sardegna ad avere qui il domicilio fiscale, potremmo fare i conti in modo corretto e sono sicuro che mentre la spesa pubblica è pari a 20 mila miliardi le entrate dovrebbero essere non 14 mila miliardi ma 25/26 mila miliardi, perché da questo conteggio mancano tutte le imposte che lo stato riscuote fuori dalla Sardegan.
Infatti i ricercatori della Fondazione Agnelli evidenziano che mentre il dato dei trasferimenti dallo Stato Centrale alla Sardegna pari a 20 mila miliardi sono certi, per quanto riguarda il dato dei 14 mila miliardi riscossi o prelevati dallo stato in Sardegna, per effetto dei meccanismi di prelievo previsti nel nostro sistema tributario,(le imposte vengono riscosse sulla base del domicilio fiscale del contribuente e non sulla base del territorio dove si produce la ricchezza o la materia imponibile, gran parte del gettito spettante alla nostra Isola viene riscosso altrove.
Faccio un esempio: la Saras ha a Sarroch, la raffineria, mentre la sede e il domicilio fiscale sono a Milano, il 760 lo presentano a Milano, l’IVA, l’Irpeg, l’Ilor, e tutte le altre imposte fanno capo all’amministrazione finanziaria della Regione Lombardia, nonostante sia ricchezza, materia imponibile prodotta in Sardegna.
Tutte le società che operano nel settore della grossa distribuzione, ormai c’è il monopolio anche in Sardegna, Rinascente, Standa, Sisa, Città Mercato, tutte queste grosse società non hanno il domicilio fiscale in Sardegna nonostante in Sardegna realizzino profitti e materia imponibile, pagano le imposte altrove.
La stessa Enel, la Telecom, la Tirrenia, qui l’elenco è lunghissimo, la maggior parte delle imposte dovute da questi contribuenti sfugge per effetto di questo meccanismo perverso dell’acquisizione delle entrate tributarie da parte della Regione Sardegna.
Non solo le imprese ma finanche i privati cittadini italiani, residenti in Emilia Romagna,Toscana, Lombardia,Lazio o in altre regioni italiane e sono proprietari di seconde case in Sardegna, l’IRPEF generata da queste seconde case realizzate nel territori della nostra isola, maggiorata di in terzo ma a finire nelle casse delle Regioni dove essi hanno la residenza.
Ancora tutto il prelievo dell’IRPEF operato ai dipendenti pubblici sardi, appartenenti al Ministero della Pubblica Istruzione, poiché le loro buste paga vengono elaborate a Latina viene conteggiato come entrata tributaria della Regione Lazio e non della Sardegna.
Se noi avessimo avuto piena competenza anche in materia fiscale, avendone la possibilità, basta una semplice modifica di legge, un tratto di penna per cambiare il nostro modo cioè prevedere che tutti gli operatori non sardi che operano in Sardegna debbano avere il domicilio fiscale in Sardegna, allora potremmo fare i conti e smitizzare anche un luogo comune che ormai è radicato nei sardi che pensano: “si noi noch’istaccamus dae s’Italia morimos de gana..”, ovvero se ci rendiamo autonomi non saremo più in grado di pagare le pensioni, di pagare i medici che lavorano negli ospedali, gli insegnanti e così via. Questa è una colossale balla che bisogna sfatare!
Altri prima di noi lo hanno dimostrato, per esempio dall’Irlanda, dove nel giro di 10 anni utilizzando la leva fiscale hanno dimezzato la disoccupazione, hanno dimezzato il debito pubblico. L’Irlanda è un piccolo paese che fa 3 milioni e mezzo, 4 milioni di abitanti, nel giro di 10 anni utilizzando in modo intelligente la leva fiscale, la giusta concertazione con i sindacati, per intervenire nel mercato del lavoro, per avere più flessibilità e quant’altro serve per creare occupazione, sviluppo, ricchezza e benessere economico e sociale. Solo la ricchezza genera ricchezza, la povertà genera povertà. Da che mondo è mondo è stato sempre così.
GIORNALISTA: secondo giro di domande, partirei dal signor Pira. Noi abbiamo chiamato questa trasmissione “Sardegna 2000”, ho la fortuna di avere dei candidati che sono anche rappresentanti di questa provincia. Sardegna 2000, zone interne come vede lei il prossimo quinquennio?
PIERGIORGIO PIRA: se non si interviene in questo modo io penso che tutte le altre iniziative che sono state prese o stanno prendendo e mi riferisco in campo economico ai cosiddetti piani integrati d’area, patti territoriali e così via, sono tutte iniziative che continueranno sì a trasferire risorse dallo Stato Centrale alla Sardegna per pochi fortunati, faranno in modo, come è stato anche in questi 40 anni, che forse aumenterà il reddito pro capite degli abitanti della Sardegna, ma questo non sarà frutto di uno sviluppo endogeno, ma sarà frutto di trasferimenti statali funzionali ad alimentare l’assistenzialismo e la dipendenza
Poi sono iniziative, queste dei patti territoriali, dei piani integrati d’area, destinate a fallire per una semplice ragione, io sono un dottore commercialista e ho una cultura economica aziendale,. Sulla base degli studi che ho fatto ho anche titolo per dimostrare che queste iniziative sono destinate a fallire perché a me hanno insegnato ai vari livelli che l’impresa nasce dal rischio. Cioè è l’imprenditore che si assume il rischio.
Se noi esaminiamo questi contratti d’area vediamo che vengono finanziate iniziative per svariati miliardi con contributi a fondo perduto al 100%.
Gli imprenditori a cui vengono regalati questi soldi non si assumono nessun rischio.
Non solo, non hanno più nessuna autonomia, perché è prassi consolidata che chi gli concede il finanziamento poi andrà anche a chiedere il conto in termini di assunzione e questi imprenditori si vedranno costretti ad assumere persone che non sono qualificate, persone che sanno che non dovranno rendere conto all’imprenditore del loro operato. Pertanto queste iniziative, dopo che avranno consumato, dilapidato per l’ennesima volta queste risorse finanziarie, lasceranno in Sardegna dei capannoni pieni di ferri vecchi arrugginiti come è sempre stato finora.
Non è assolutamente vero che con questi sistemi si crea occupazione. L’occupazione stabile sicura si crea solo creando delle agevolazioni erga omnes, per tutti. Cioè l’unica agevolazione è questa: un sistema fiscale che permetta all’impresa di crescere, che permetta allo stesso imprenditore che ha prodotto la ricchezza di amministrarla totalmente, non ci sono altre strade la storia economica c’è lo dimostra e insegna,
GIORNALISTA – buonasera amici di Telesardegna, benvenuti alla seconda puntata di Sardegna 2000, tribuna elettorale dedicata ai candidati nel collegio unico regionale per le prossime elezioni regionali del 13 giugno 1999.
Con me in studio oggi ospiti Gavino Diana, ambientalista candidato nella Coalizione Autonomista, sarebbe il Centrosinistra; la signora Tatana Mulas dei Riformatori, candidata nel Polo della Sardegna; il signor Egidio Musiu candidato ne “sa mesa de sos sardus libero” e il dottor Piergiorgio Pira candidato nel Partito Sardo d’Azione. Dottor Piergiorgio Pira, candidato nella lista regionale del Partito Sardo d’Azione, il vostro programma?
PIERGIORGIO PIRA: il nostro programma è basato su quelli che sono gli obiettivi e le finalità che il Partito Sardo fin dalla sua costituzione propone ai sardi per creare della nostra Sardegna un’isola felice sviluppata e prospera.
Ma per fare questo occorre finalmente che i sardi acquisiscano la consapevolezza e si rendano conto, è stato dimostrato, ricorre il cinquantenario dell’autonomia speciale che è stato un fallimento totale.
Condivido quanto sostengono altri studiosi del settore, politici, commentatori che sia la Regione Sarda ma anche le altre regioni a statuto speciale, in un sistema così congegnato, con lo Stato centralista hanno barattato l’autonomia speciale con i trasferimenti che venivano da Roma.
Questo ha prodotto, per quanto riguarda la Sardegna la distruzione del tessuto economico produttivo sardo, ha creato una dipendenza economica anche a livello di produzioni. Oggi noi non produciamo più nulla, importiamo addirittura il prezzemolo, hanno creato il deserto.
Cioè la politica dello Stato centralista e dei partiti italiani che lo rappresentano in Sardegna hanno fatto sì che in Sardegna sia stata quasi azzerata la capacità imprenditoriale dei sardi di sviluppare il settore primario, secondario e terziario. Da che mondo è mondo tutte le nazioni sviluppate hanno percorso questi gradini nella fase di sviluppo. Sviluppo prima del settore primario, del settore secondario e del settore terziario.
Noi non abbiamo mai avuto la possibilità, ci è stata sempre negata, di creare un’agricoltura e una pastorizia moderna, di creare una piccola e media industria basata sulle risorse locali, di creare una pubblica amministrazione efficiente che sia al servizio dei cittadini.
L’apparato burocratico della Regione Sarda è una fotocopia, peraltro brutta, dell’organizzazione centralista dello Stato Italiano. Questo ha creato numerosi scompensi da tutti i punti di vista, per esempio dal punto di vista demografico è impensabile, noi ci proponiamo e proponiamo da sempre un decentramento e un federalismo interno, un decentramento della struttura regionale. Noi sardisti avevamo proposto per esempio che la…….
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