Quando il corsaro turco Dragut sbarcò ad Olbia
(LA DRAMMATICA DIASPORA OLBIESE DEL 1553.. Articolo di Mario Carboni tratti dagli appunti di Pasqualino Putzu di Olbia)
Maggio 1553, il corsaro turco Dragut, sbarcò nel porto di Terranova e, trovata la città indifesa, la saccheggiò, la diede alle fiamme e la distrusse, quasi del tutto.
Nei suoi attestati duemilacinquecento anni di storia, Olbia non aveva mai subito una devastazione, come quella inflitta dal corsaro turco Dragut.
La totalità dei suoi abitanti, costretti ad abbandonare la loro città, ed evitare la cattura e la deportazione, ed essere venduti come schiavi.
Di questo tragico colpo di mano c’è esplicito ricordo, in due documenti, uno dei quali di poco posteriore al luttuoso fatto.
– Il primo documento, l’inventario dei feudi sardi, del 1559;
– Il secondo documento, la relazione sulle coste della Sardegna del 1572.
Nel primo documento si precisa che Terranova fu distrutta e incendiata dai mori, dunque esente dal tributo dei feudi.
Il secondo documento redatto nel 1572, diciannove anni dopo la sciagura, delle fiamme appiccate alla città dal corsaro Dragut, si legge, ” Terranova, era così distrutta da muovere a compassione, perché da quando la diede alle fiamme, non si è mai più ripresa “.
La città, in seguito si riprese; non subito e molto lentamente.
La diaspora olbiese, provocata, dal corsaro turco Dragut, spinse la totalità degli abitanti ad andar via dalla loro città, la loro Civita e rifugiarsi, nei centri rurali, sulla conca olbiese.
Queste sedi umane rurali permise loro di allontanarsi dalla costa, dal mare, giacché vivevano in condizione di continuo pericolo per la loro vita.
Vi si stabilirono fin quando la minaccia delle incursioni barbaresche non venne levata.
I rifugiati dei centri demici di : Pasàna, Santa Lughia, Santu Ittaru, Cabu Abbas, S’Ispiridu Santu, S’Anghelu e con essi anche quelli che dimoravano negli altri centri rurali della conca olbiese, non dimenticarono mai, come avrebbero potuto, gli uni la sede da cui provenivano, gli altri quella che era stata la loro città, per eccellenza.
Tutti , perciò continuarono ad avere occhi e cuore a ciò che restava della loro Civita, della loro città.
Poco alla volta quel nome comune civitas, “nel basso latino è città” l’assurse a nome proprio, restando all’abitato anche quando ci fu il riflusso dei rifugiati dalla campagna alla loro antica sede sulla costa.
DRAGUT, LA SUA CATTURA, LA SUA FINE……
Il corsaro Dragut, nel 1538 prese parte al fianco di Barbarossa alla battaglia navale di Prevesa , contro Andrea Doria e, divenne talmente temuto, che Carlo V in persona impartì ai Doria, l’ordine di catturarlo a tutti i costi.
Nel 1540, di ritorno da una scorreria a Capraia. Fu accerchiato e annientato, da Giannettino Doria, dopo la cattura fu consegnato ad Andrea Doria che, per i suoi crimini, lo fece incatenare come galeotto ai remi della sua nave ammiraglia per quattro anni e successivamente lo cedette come schiavo.
Venne liberato pochi anni dopo, probabilmente dietro il pagamento di un ingente riscatto da parte di Barbarossa, nel quale era inclusa la concessione data dal Bei di Tunisi, dell’isola di Tabarca alla famiglia genovese dei Lomellini , legata ad Andrea Doria.
Nel luglio 1551, Dragut assalì le isole maltesi e, dopo un assedio di tre giorni al castello di Gozo, portarono via circa 5.000 abitanti come schiavi.
Nel 1553 assalì l’isola D’Elba senza riuscire ad espugnare la fortificata Porto Ferraio, ma devastando e commettendo efferatezze nei paesi di Grassera, Capoliveri e Marciana.
Famosi gli episodi nei quali vennero ridotti in schiavitù: nel 1554 gli abitanti di Ischia “4.000 deportati” “ Lipari 9.000 deportati quasi l’intera popolazione, nel 1554 Vieste “ 7.000 deportati.”
In tal modo essi catturavano enormi quantità di schiavi europei, che costituivano un rilevante cespite economico, sia nel caso di loro vendita, sia in quello di riscatto.
Nel primo caso come forza lavoro a costo zero, da usare anche come rematori sulle galee ottomane. Quando catturati, tuttavia, anche i mussulmani ricevevano a loro volta un trattamento analogo.
Nel maggio del 1565 Dragut assediò in Malta, il forte di Sant’Elmo, cannoneggiandolo ripetutamente, durante gli scontri Dragut morì, mutilato alla fronte da una scheggia di pietra. Il corpo di Dragut fu traslato a Tripoli e fu sepolto nella moschea che venne chiamata Saray Dragut.
L’estinzione del fenomeno, delle incursioni dei corsari barbareschi iniziò, quando si fecero più efficaci le operazioni militari contro di essi, da parte degli stati europei: Regno Unito, Regno di Sardegna, Spagna, Impero Austro-Ungarico e Francia.
Un grave colpo alla guerra barbaresca si ebbe nel 1816, quando un’incursione della marina britannica, sostenuta da sei navi olandesi, distrusse il porto di Algeri e colò a picco la sua flotta di navi barbaresche.
Nel 1830 la Francia, diede via alla colonizzazione dell’Algeria. Da quel momento, sparita la maggior piazzaforte dei corsari barbareschi, essi non costituiranno mai più una minaccia per gli stati europei.
grazie a Pasqualino Putzu e a Mario Carboni