Già l’impero russo tentó piegare la cultura ucraina
LEZIONE DI LINGUISTICA di Salvatore Dedola, glottologo..
Tutti i popoli meritano di essere amati o comunque rispettati, semplicemente perché sono il nostro “prossimo”: fan tutti parte del genere umano. Chi ama la cultura, ama ogni popolo della Terra (senza odiarne nessuno), perché tutti i popoli sono dotati di anima, di linguaggio, di creatività, di umanità. Ogni popolo costruisce una propria società con valori reciprocamente riconosciuti dai partecipanti, e ciò è un fenomeno naturale. La volontà di costituirsi in una società con ambiti riconoscibili dai singoli partecipanti è innata nella razza umana. Facile osservare che tali macro-distinzioni non possono essere d’ostacolo ai rapporti pacifici tra le singole comunità. Anzi, la diversità tra i popoli deve essere appresa come ricchezza collettiva, e va riconosciuta come inalienabile patrimonio del Genere Umano.
Fatte queste premesse, è palmare che un popolo non sortisce dal nulla, e nemmeno dall’iniziativa di pochi. Il suo costituirsi è un processo lungo, che può durare secoli. Però le suddivisioni tra popoli e le reciproche opposizioni identitarie, ossia gli “accorpamenti” che tendono a respingersi anziché attrarsi, avvengono soltanto quando da qualche parte interviene la violenza sopraffattrice, quando un gruppo improvvisamente si mostra nemico ed osa offendere e sopraffare l’altro gruppo.
La coscienza di essere genti portatrici di lingua unitaria o convergente non è affatto sufficiente a che l’unione originaria tra due popoli perduri, quando la separazione in più gruppi sia avvenuta forzosamente ad opera di popoli esterni o di qualche despota interno che non viene accettato pacificamente dai vari raggruppamenti. È questa condizione di sopraffazione e diseguaglianza che divide inesorabilmente i popoli e li rende vie più differenti, pure nella permanenza di una lingua comune.
Il popolo slavo, apparso alla storia come popolo di Rus’, ebbe al centro la città di Kiev ed era espanso dal Mar Nero ai Carpazi, al Baltico, al Volga. Era un territorio immenso che aveva assorbito tante invasioni, e dove nemmeno l’Impero persiano era riuscito a penetrare. Inizialmente gli Slavi furono noti come Cimmeri, poi chiamati Sciti. Riuscirono a convivere pacificamente con i Greci, poi con l’Impero bizantino, e furono così fortunati da assorbire persino l’invasione gotica, proveniente dalla foce della Vistola.
Poi però l’integrità di Rus’ fu scompaginata dai Sarmati; di seguito le “steppe cosacche” furono violate a Sud da immense orde musulmane, ad Est dalle orde mongole, infine da Nord dalle invasioni baltiche (Granducato di Lituania e Regno di Polonia).
Ogni popolo si auto-riconosce più che altro nelle sofferenze unitariamente patite. È dalla sofferenza che nasce la solidarietà identitaria, da questa si forma un popolo. Se i popoli contigui non si facessero mai guerra, inevitabilmente tenderebbero a convergere, al punto che, secolo dopo secolo, giungerebbero a identificarsi. Ma in Ucraìna avvenne l’opposto, purtroppo, e la nuova potenza della Russia, parlante la stessa lingua di Kiev, intervenne periodicamente sugli Ucràini per domarne l’indipendenza, per avere a disposizione una inesauribile “servitù della gleba”, per solidificare il monolito dell’Impero Russo che dilagava sul Baltico, sul Mar Nero, in Estremo Oriente.
Il resto è storia recente. L’attuale despota russo non fa che applicare le mire di Pietro il Grande, che sono le stesse di Stalin, le mire di un impero parlante una sola lingua e tributario dell’economia dello zarato moscovita. Se Putin avesse avuto bisogno di una striscia garantita verso il Mar Nero, ebbene, ce l’aveva già: perché fare guerra? Ce l’aveva anche sul Baltico, dove da oltre un secolo si è appropriato di gran parte delle coste. A guastargli la mania d’onnipotenza è una sola cosa: che l’Ucraìna non vuole ridiventare schiava della Russia, e parimenti non vogliono ricadere in schiavitù la Polonia, la Moldavia, la Slovacchia, i Paesi Baltici.
Noi Europei da 77 anni stiamo garantendoci la pace. In Europa la NATO serve (e servirà) esclusivamente per difendere le nostre democrazie, non certo per annientare il territorio e l’economia russa. L’attuale Presidente ucràino, di famiglia e cultura ebraica, non merita affatto di essere ammazzettato tra i fascisti ed i nazisti. Merita invece rispetto e ammirazione, perché sta difendendo il proprio Stato ed il proprio popolo.
Salvatore Dedola – Glottologo