Il federalismo del sardista Bastià Pirisi, di Mario Carboni

SARDISMO E PULIGHISMO INDIPENDENTISTA.

Da uno scritto di Mario Carboni


Ogni indipendentismo ha la sua storia particolare. A qualche troglodita che si definisce indipendentista sardo, l’accomunare indipendentismo con il federalismo può sembrare un ossimoro e addirittura una blasfemia.
Bisognerebbe chiedere loro, sforzandosi di concedere un minimo di fiducia nel confronto politico, come intendano conquistare l’indipendenza della Sardegna senza prospettiva federalista nelle condizioni attuali ed anche future.
Difficile sperare in una risposta che li faccia emergere dalla loro condizione, scusate il termine, di segaioli e mistificatori della politica. La non risposta consegue al loro fine programmatico che consiste, coscienti o meno, di denigratori del sardismo che nelle sue punte più qualificanti di indipendentismo, sia dentro che fuori del PSd Az, unico partito indipendentista originario e ci massa, é sempre stato federalista fin dalle origini, e quindi strumenti mastruccati ed avvelenati del colonialismo italiano di sinistra. Lo fu Simon Mossa, esplicito federalista anche nella sua innovazione teorica che iniziò il terzo sardismo degli anni ‘70 che introdusse la questione linguistica e natzionalista, ma anche, prima di lui, traccio la strada della Repubblica sarda il primo indipendentista moderno, ma sempre federalista ed oggi attualissimo la cui biografia politica pubblico qui di seguito.


BASTIÁ PIRISI SARDISTA FONDATORE DELLA LEGA SARDA PER L’INDIPENDENZA .
Nel maggio 1885 nasce a Villanova Monteleone BASTIÁ PIRISI da famiglia nota e abbiente.
Frequenta le elementari e le medie a Villanova poi la sezione fisico-matematica dell’istituto tecnico che soppressa dalla riforma Gentile divenne Liceo scientifico.
In seguito si iscrisse alla Facoltà di architettura a Roma e poi al Politecnico di Zurigo.
In questo periodo alterna la sua passione e predisposizione per le arti e la letteratura con la curiosità per la tecnica e l’innovazione tecnologica che lo portarono ad una intensa attività pubblicistica, alla scrittura e regia di commedie e contemporaneamente all’imprenditorialità soprattutto nel campo dei trasporti su veicoli a motore.


l’iNPRENDITORE:
Nel 1906 a soli 21 anni compra la prima automobile venduta a Sassari, una Richard Brasier.
Con l’approvazione della legge sui servizi di linee pubbliche fonda assieme al cugino Gino Pais LA SOCIETÁ TRASPORTI AUTOMOBILI per sostituire le vecchie corriere a cavalli e creare una rete di autobus pe rtutta la Sardegna.
Nel 1907 ottiene la concessione della lineea di 133 chilometri SASSARI-TEMPIO-PALAU.
Nel 1908 il 9 febbraio viene inaugurata l’autostazione in Via Roma da cui dal 4 luglio sarebbero partiti da Sassari 3 autobus da 12 posti Fides-Brasier con gomme piene e alla velocità max di 35 chilometri orari a pieno carico collegandola a La Maddalena.
Il 15 settembre vengono attivate le prime linee automobilistiche CAGLIARI-MURAVERA-SAN VITO e CAGLIARI-PULA.
Sfortunatamente un autobus si incendiò e un altro cadde in un dirupo vicino al Coghinas creando problemi finanziari soprattutto a causa dei danni rilevanti e delle mancate assicurazioni per i feriti.
L’attività comunque continua sino al 1911 quando la Società PIRISI-PAU viene rilevata da Martino Paru.
Nel 1911 facendo base a Roma dove si era trasferito ,dopo la morte del padre, con la mamma per motivi di studio, costituisce in Abruzzo L’AUTO EXPRES DELLA MAIELLA e ottiene la concessione della linea postale CHIETI-GUARDAGRELE-LANCIANO.
1915 Allo scoppio della guerra le linee automobilistiche vengono requisite dallo Stato e Bastià Pirisi viene arruolato nella IV compagnia del 39 reggimento della Brigata Bologna con la quale fece tutta la guerra.
Dopo la prima guerra mondiale iniziò a lavorare per la SHEll nel campo energetico e petrolifero e dei rapporti con lo Stato e le forniture statali.
Riprese nel secondo dopoguerra l’attività imprenditoriale sempre d’avanguardia nel 1951 quando costituendo la società AUTOEXPRES DELLA SARDEGNA mette in linea autobus Alfa romeo carrozzati dalla Orlandi, dotati di telefono e bagno, bellissimi e dipinti di rosso, che coprivano le tratte AlGHERO-CAGLIARI passando per Villanova Monteleone e la PORTO TORRES-SASSARI-OLBIA Isola bianca.

Durante la guerra scrive su diversi giornali come LA TRINCEA e il 6 febbraio 1919 veniva rappresentata al Politeama Rossetti di Trieste la sua commedia in due quadri LA MADRE PIU’ BELLA, nella quale si esalta l’eroismo dei sardi della Brigata Sassari e il sacrificio del popolo sardo.
Nel 1919 viene congedato il 3 marzo e nel 1920 sposa la triestina Nyla Peresson, con la quale avrà due figli Ignazio e Isabella e torna a Roma dove conoscerà frequentando l’ambiente politico e culturale Salvatore Ruju, Gabriele d’Annunzio, Giacomo Puccini, Grazia Deledda ed Eleonora Duse.

Il 18 novembre 1918 BELLIENI fonda a Sassari la prima organizzazione combattentistica, ASSOCIAZIONE MUTILATI E REDUCI DELLA TRINCEA che si diffonde rapidamente in tutta la Sardegna divenendo in breve tempo la FEDERAZIONE SARDA aderente alla FEDERAZIONE NAZIONALE.
Nel maggio 1919 nel Congresso di Nuoro erano già presenti 49 sezioni con 4.830 iscritti che aumentarono esponenzialmente dando vita al fenomeno del combattentismo sardo organizzato al quale aderirà come attivista Bastiá Pirisi e che si trasformerà nell’aprile del 1921 nel PSdAz.
Dal 22 al 27 giugno 1919 si tiene a Roma il primo Congresso nazionale dei combattenti e BASTIÁ PIRISI vi parteciperà come componente della delegazione sarda in rappresentanza della Sezione dei combattenti di Villanova Monteleone.
L’ozierese Mameli per la delegazione parlò al Congresso e chiese per la Sardegna una AUTONOMIA AMMINISTRATIVA E FINANZIARIA.
Il 13 maggio 1920 esce a Roma il giornale SARDEGNA SOLA diretto da BASTIA’ PIRISI.
Nel primo editoriale si evidenziano le sue prime convinzioni politiche ed istituzionali che si preciseranno e presero corpo in seguito.

Scrive Bastià:

La Sardegna è di peso ai governanti italiani nel problema della ricostruzione nazionale?
Ebbene siamo noi stessi che lo reclamiamo.
La si lasci al suo libero destino e..si dedichino alla Libia o ad altre colonie, intendendo con ciò recidere il cordone ombelicale che tuttora la tiene unita ad un corpo che muore.
E piuttosto che cadere vittima del massimalismo invadente e distruttore perché la difesa sarà venuta meno dall’alto ESSA PREFERIREBBE CHIAMARSI L’IRLANDA MEDITERRANEA!!

Il giornale venne distribuito fra gli ex combattenti in Sardegna per partecipare alla discussione politica sul futuro della Sardegna e ai sardi reduci ai quali veniva data assistenza nella sede aperta a Roma in Via Principe Amedeo 23 e che serviva anche da laboratorio politico per diffondere unìinterpretazione dell’Autonomia in chiave indipendentista.
Bisogna ricordare l’allora grande diffusione e applicazione del principio di autodeterminazione nazionale portato avanti dal Presidente statunitense Wilson e che venne ripreso anche nella Carta del Carnaro e fu popolare nell’impresa di Fiume tanto ammirata dai reduci sardi, dal primo sardismo e in particolare da Emilio Lussu.
In Sardegna la discussione indipendentistioca, forte anche della simpatia per la lotta irlandese, era attivata in vari modi e con diverse sfumature e approfondimenti ma i primi elementi di quella che divenne inseguito la teoria autonomista del primo sardismo vennero resi noti con la diffusione nel gennaio1920 degli opuscoli di ANGELO CORSI – AUTONOMIA COMMISSARIATO CIVILE o DECENTRAMENTO e soprattutto nell’Aprile 1920 col più chiaro e radicale testo di EGIDIO PILIA- L’AUTONOMIA BASI LIMITI E FORME.

PILIA fu l’unico anche in seguito fra i sardisti ad avere chiara la coscienza dell’esistenza di UNA NAZIONALITÁ SARDA distinta ( non una generica peculiarità etnica richiamata tiepidamente a volte da altri) che a volte coincide con la rivendicazione secolare dello Stato sardo.
La distinzione più precisa fra STATO e NAZIONE verrà acquisita solo dal terzo sardismo su impulso di Simon Mossa e dei neosardisti di Su populu sardu e Nazione sarda a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso e fatta propria con la sintesi del PSd’Az nei Congressi del 79 di Oristano e di Porto Torres dell’81, ma che ebbe in Pirisi, nel secondo dopoguerra un anticipatore di grande importanza e chiarezza che precedette anche le tesi di Simon Mossa.

La discussione sull’AUTONOMIA fu dall’inizio feconda e piena di contributi anche se non mancarono profonde divergenze come ad esempio quella cronica fra Bellieni e Lussu che si evidenziarono nel Congresso dei combattenti svoltosi a Macomer l’8 e il 9 agosto 1920 e che vide con un colpo di mano di Lussu e De Lisi imporre la cosiddetta CARTA DI MACOMER, contrariamente agli accordi politici precedenti che prevedevano che anche Cagliari dovesse essere in sintonia con la visione dei sassaresi espressa in un documento precongressuale da Camillo Bellieni.
A sorpresa nella sezione sardista dei combattenti di Cagliari la linea precongressuale di Bellieni che riecheggiava nella relazione scritta da TREDICI fedelissimo di Lussu e già ispirata e concordata con LUSSU, venne poi a sorpresa bocciata autoritariamente e senza spiegazioni in assemblea dallo stesso Lussu e non inviata alla discussione precongressuale senza che fosse sostituita da altre tesi e il documento, noto in seguito come Carta di Macomer, venne presentato inaspettatamente al Congresso generando non poche tensioni.
Nello sconcerto generale e nel disappunto dei massimi dirigenti, la tesi di Lussu e De Lisi ottenne una marea di voti, sia perchè il numero deio delegati di Cagliari era maggioritario sia perchè Lussu aveva una influenza carismatica su tutti i combattenti che lo ricordavano come il massimo eroe delle trincee.
Le tesi della Carta di Macomer avvicinavano nell’opinione pubblica i combattenti sardi non solo allo spirito dell’impresa di Fiume, ma anche alle masse di combattenti che nella penisola si stavano organizzando come base del movimento fascista.
In particolare questo documento, ampiamente discusso in seguito e criticato inparticolare da settori centristi e contrari alle suggestioni di uso della violenza era agli antipodi anche del massimalismo socialista e dei riflessi della rivoluzione bolscevica in Russia che esportava allora la sua rivoluzione proletaria comunista in tutta Europa, mentre proprio come a Fiume si alimentava del socialismo non marxista del sindacalismo rivoluzionario ben rappresentato da Attilio Deffenu, caduto da volontario in guerra e ritenuto in seguito un antesignano del sardismo soprattutto per le tesi antiprotezioniste che sempre sono state la solida base della rivendicazione della Sardegna Zona Franca e della masima Autonomia fiscale.
Attiio Deffenu va ricordato come l’estensore della propaganda diretta ai fanti e ufficiali della Sassari, prodotta in un Ufficio speciale nel quale era attivo prima di pretendere di andare in linea negli ultimi mesi di guerra dove cadde, che alimentava l’orgoglio della coesione in quanto sardi distinti etnicamente e della Sardegna come grande Madre ed effettiva Patria di tutti i combattenti sardi ed in particlare della Sassari.
Come è noto si tenne successivamente a Cagliari un altro Congresso dei combattenti che decisero la partecipazione alle elezioni anticipate conseguenti alla nuova legge elettorale che consentiva la partecipazione su base regionale ad una lista dei reducii che si chiamò L’ELMETTO-quattro mori e che vide, con accordo unanime il prevalere delle tesi autonomistiche di Camillo Bellieni che trionfarono nel Congresso di fondazione del PSdAz ad Oristano il 17 aprile del 1921, mettendo in soffitta la Carta di Macomér.
Rimase però dell’amaro in bocca e forse alla radice dell’avversione politica ed umana di Bastià Pirisi per Lussu che esplose esplicitamente nel secondo dopoguerra queste vicende hanno avuto un certo peso originario.
La coincidenza di date fra l’attività di Bastià Pirisi e l’esposizione delle sue idee, nei primissimi anni ‘20 ci danno l’idea di un fondatore del PsdAz, attivista ed intellettuale a scavalco fra la Sardegna ed il Continente ma nulla è dato sapere con precisione che cosa fece in quegli anni tremendi ed esaltanti che si conclusero con la vittoria del fascismo, la vicenda del sardo fascismo, lo scioglimento del PsdAz e la lunga notte della resistenza sardista in Sardegna, nell’emigrazione ed all’estero.

Certamente non fu mai fascista anzi fu un resistente che si dedicò al lavoro,
e all’arte covando in silenzio con l’avversione al regime un sogno di libertà indipendente per la Sardegna non appena si fossero presentare le condizioni conseguenti alla caduta del fascismo e alla dissoluzione della monarchia e dello Stato centralistico ereditato dal cosiddetto risorgimento italiano.

BASTIÀ PIRISI racconta in suoi successivi scritti che già nel 1935, quando il Regime assalì l’Etiopia, ebbe la convinzione che il fascismo sarebbe caduto ed iniziò quindi, una attività cospiratrice clandestina, riunendo sardi di Roma e discutendo sul da farsi riallacciando un discorso sardista.

Nulla sappiamo se, come sarebbe plausibile, il ristretto cenacolo di sardi in qualche modo partecipasse alle attività di Giustizia e Libertà che avevano come punto di riferimento Emilio Lussu, l’eroe mitizzato e atteso per la liberazione della Sardegna né se fosse in qualche maniera partecipe della Resistenza armata a Roma occupata dai nazisti e dai fascisti dopo l’8 settembre 1943.

Ma la polemica con LUSSU era già iniziata dopo che il 22 maggio del 1943 , sempre LUSSU aveva dato in un’intervista al POPOLO di ROMA nella quale iniziava la su battaglia contro ciò che definiva separatismo irridendo le REPUBBLICHE PESCHERECCIE che riteneva fossero la rappresentazione impossibile e risibile dell’idea della Sardegna indipendente e federata con Sicilia, Creta, Corsica e Catalogna, che circolava in ambienti sardisti, divenuti come dirà Lussu in seguito per tre quarti separatisti.

PIRISI che aveva atteso Lussu come un liberatore della Sardegna, come l’uomo che avrebbe potuto capeggiare una insurrezione indipendentista approfittando delle condizioni favorevoli, dato che l’Isola era già liberata ed occupata dagli alleati subito dopo l’8 settembre , mentre continuava invece la guerra nella penisola, aveva cercato senza riuscirvi di incontrare LUSSU.

LUSSU seguiva strette regole di clandestinità e dopo pochi mesi a partire dall’8 settembre iniziò la resistenza armata come dirigente del risorto Partito d’Azione e delle formazioni partigiane di Giustizia e libertà e quindi sarebbe stato veramente impossibile incontrarlo.

Ma le speranze di PIRISI vennero meno con l’intervista di Lussu e forse per altre cose che non conosciamo.
Per PIRISI LUSSU ERA CAMBIATO.

Allora scrisse una lettera al giornale che aveva pubblicato l’intervista e che non apparve,

Ne scrisse un’altra molto polemica a Emilio Lussu il 2 settembre 1943 e un’altra ancora il 7 settembre 1943.

Roma sprofondò il giorno dopo l’8 settembre nel caos e nella successiva occupazione nazifascista e tutti resistenti, attivi e non attivi, combattenti o meno si chiusero nelle loro clandestinità.

PIRISI racconta che il 4 giugno 1944, proprio il giorno dell’entrata a Roma degli americani il suo COMITATO SARDO CLANDESTINO si palesò riprendendo le attività politiche alla luce del sole e in una riunione di sardi LUSSU PRESENTE ( certamente contrario ma non si sa se parlò o rimase in silenzio) nella sede aperta nella Passeggiata di Ripetta, proclamò ai sardi e agli alleati la necessità di un GOVERNO SARDO INDIPENDENTE.

Intanto il PSdAz era risorto e nel Congresso di Macomer dell’agosto 1944 venivano rappresentate ben 250 sezioni per 37.000 iscritti.

In questo Congresso, nel quale veniva ripetuta la volontà di arrivare ad una totale autonomia politica, con le dinamiche sempre attive fra i cosiddetti autonomisti e i tanti separatisti, si discuteva la proposta di Lussu di confluenza nel PdAz italiano appena rinato nel continente con l’ingresso di Giustizia e Libertà assieme alle altre componenti liberali e repubblicane il cui leader principale era Ugo La Malfa.

Il Congresso sardista era contrario ma per le insistenze di Lussu che minacciava scissioni, rifiutò la confluenza cioè lo scioglimento ma accetto un Patto di Azione, che portò anche alla importante confluenza degli azionisti sardi nel PsdAz.

Nel successivo Congresso di Oristano fu rifiutata ancora e con più forza, la tesi lussiana di fusione col Partito d’Azione italiano, e per Lussu fu una cocente sconfitta, concedendo però per il solo Lussu la doppia tessera PSdAz-Pd’A.

Molti si sono posti la domanda del perché di questa stranezza richiesta da Lussu e concessa dai dirigenti sardisti per accontentarlo ed evitare che realizzasse la scissione più volte minacciata.

La doppia tessera serviva a Lussu che era già dirigente di primo livello nel Pd’A di partecipare al Governo come Ministro espressione del Pd’A con dietro una consistente base elettorale e di consenso ma soprattutto di poter partecipare al Congresso di Cosenza del 5-7 agosto 1944 che vinse battendo la Malfa ed impadronendosi del Partito d’Azione con la tesi di farne un altro partito socialista e con la prospettiva di una alleanza privilegiata con i social comunisti e in futuro in una fusione in un unico partito proletario con socialisti e comunisti.

Per vincere il Congresso, LUSSU non utilizzò solo argomenti politici ma anche i 40.000 voti congressuali che portò senza nessuna autorizzazione o delega della dirigenza sardista, millantandoli come dote degli iscritti al PARTITO SARDO D’AZIONE e del quale però aveva solo lui la doppia tessera.

Come si sa la sua fu una vittoria-sconfitta perché nel successivo Congresso azionista di Roma il 4-8 febbraio 1946 le componenti liberal-democratiche capeggiate da LA MALFA uscirono dal Partito d’Azione che si suicidò quando la componente lussiana confluì nell’ottobre del 1947 nel PSI.

Intanto erano state decise le elezioni del 2 giugno1946 con la doppia votazione per il referendum Monarchia o Repubblica e per la nomina dei componenti dell’Assemblea Costituente.

E QUI CHE RICOMPARE BASTIÁ PIRISI E A SORPRESA CON IL SUO MOVIMENTO LEGA SARDA E LA SUA PRESENTAZIONE ALLE ELEZIONI PER LA COSTITUENTE CON UN PROGRAMMA INDIPENDENTISTA E DANDO LIBERTA’ AGLI ELETTORI PER IL REFERENDUM .

IL MOVIMENTO LEGA SARDA ERA SUPPORTATO DAL GIORNALE LA VOCE DI SARDEGNA CHE USCI’ CON DUE SOLI NUMERI, PRIMA E DOPO LE ELEZIONI.
Il risultato di oltre diecimila voti non fu all’altezza delle aspettative e forse Pirisi non riusci a continuare il suo sforzo personale e finanziario che aveva prosciugato le sue personali risorse economiche e si ritirò dalla politica attiva.
Rimane pero il primo indipendentista moderno coerente e federalista.
Lo studio dei suoi scritti, delle interviste sui giornali sardi, delle trasmissioni radiofoniche registrate e trascritte, sarebbe da incentivare, per comprendere come si sia alimentato il fiume carsico di idee che alimentarono il sardismo attuale e quali possano essere le prospettive attuali e future. Quello che s’intende potrà evolvere ancora e che già inizia ad essere chiamato quarto sardismo che opererà in un mondo in grande cambiamento e per realizzare l’eterna aspirazione dei sardi all’autodecisione nazionale anche secondo la dottrina Wilson cara ai primi sardisti e alla Carta atlantica alla quale si rifaceva Bastiá Pirisi.
Durante le elezioni alle quali partecipò Pirisi non si ebbero conflitti col PSdAz, nessuna polemica venne adottata dai sardisti perché le idee d Pirisi erano largamente condivise nella base sardista che però votò in gran parte secondo le linee ufficiali del partito .
I 10.000 voti raccolti non furono però politicamente insignificanti ma fissarono le basi di un’idea indipendentista che non fu mai separatista come invece venne accusata dagli avversari perché Pirisi fu sempre federalista come si evince dalla lettura dei documenti conosciuti.
Implacabili nemici giurati furono i comunisti che diffusero in puro stile stalinista e diffamatorio il falso giudizio su Pirisi e il suo movimento quali fascisti e raccolta di neofascisti
Pirisi fu sardista e antifascista,un democratico liberale, un grande imprenditore e uomo di cultura che ha dedicato tutta la sua vita alla Sardegna e la cui memoria ci deve essere cara.
In tarda età si riavvicino al PSdAz soprattutto per la ripresa del pensiero indipendentista e federalista che ancora permane come valido e forte.

Mario Carboni