Monte ‘Prama, auguri alla dottoressa Nadia Canu e qualche auspicio.
Di Gigi Sanna
L’articolo riprende alcune riflessioni del prof. Gigi Sanna sul sito di Monte ‘Prama e la collegata questione delle testimonianze sulla scrittura nuragica derivanti dagli otmai famosi sigilli di Tziricotu. Un occasione per fare i migliori auguri alla D.ssa Canu per il nuovo incarico a cui non solo gli abitanti di Cabras, ma tutti i sardi guardano con speranza.
OSA POSSIAMO SUGGERIRE OGGI DI IMPORTANTE SU MONTE ‘E PRAMA ALLA DOTT. NADIA CANU? DUE COSE SOPRATTUTTO.
Io non so come e da dove la dott. Nadia Canu procederà per attivare la ‘politica’ archeologica riguardante il sito di Monte ‘e Prama. Ritengo che ovviamente un occhio di riguardo avranno le statue dei cosiddetti ‘Giganti’ e quindi il proseguo degli scavi in tutta l’ipotetica area interessata e al ‘campo santo’ dei principi sardi e alle strutture architettoniche (già individuate dal Lilliu) che presumibilmente in parte o in tutto erano in relazione con esso. Sarà un lavoro lungo e faticoso e ci vorranno decenni e non anni per capire almeno un po’ della città, ‘santa’ come ‘santo’ era manifestamente il campo (una parte, e forse piccola, del tutto) degli splendidi ed eccezionali inumati. Nel frattempo però io ritengo che due operazioni vadano condotte, sulla base di quanto ormai si sa da non poco tempo. La prima è quella dello scavo del ripostiglio in cui, presso il Nuraghe Tzricotu (poco distante da Monte ‘e Prama), vennero rinvenuti i sigilli in bronzo, inseriti solidamente e saldati col piombo (defixi) nel corpo (per lo più le spalle) delle statue. E’ già un anno che il sottoscritto ha mostrato in loco al Sindaco di Cabras e al Vice Presidente della Fondazione Monte ‘e Prama, l’ubicazione del ripostiglio, ma niente è stato fatto per portarlo alla luce. In concomitanza si potrebbe portare (finalmente! Lo si chiede da venti anni!) il sigillo in bronzo, in mano della Sovrintendenza, per una definitiva perizia onde accertare se il bronzo sia nuragico o bizantino. La seconda operazione è la più semplice: far conoscere (sempre ‘finalmente’! Lo si chiede ugualmente da venti anni!) i segni alfabetici del modello del nuraghe componibile (rinvenuto in Monte ‘e Prama) che l’ex direttore degli scavi Alessandro Usai ( e con lui l’archeologo Raimondo Zucca) si è sempre rifiutato di pubblicare. So bene che le dette operazioni tendono a portare l’acqua al mio mulino che, come si sa, macina epigrafia e praticamente solo quella. Ma a ben considerare il mulino non è solo ‘mio’ ma di tutti perchè, dopo la scoperta della scritta della maledizione di YHW del monte Ebal in Palestina, corrispondente alla perfezione alle scritte in protocananaico di non pochi documenti sardi dell’età del bronzo e del ferro, non credo che ci sia più nessuno che osi negare (se non in malafede) la presenza della scrittura sacra (la scrittura di yhwh e dei suoi figli) in Sardegna. Ormai il patrimonio di documenti della scrittura ‘nuragica’ è di tutti, della Sardegna, dell’Italia e del mondo intero. Compito della dott. Nadia Canu è oggi quello di far conoscere autorevolmente al mondo scientifico mondiale (i system alfabetici di tutto il pianeta ormai sono catalogati e l’aggiornamento è costante) quelle eccellenze epigrafiche che molto e non poco possono dire sulla storia della religione e sulla civiltà della scrittura in Sardegna (e non solo) cinque secoli prima degli Etruschi e sette secoli prima dei Romani.
Foto: le diverse decine di rappresentazioni della Tanit rinvenute nelle testimonianze scritte riconducibili alla tradizione nuragica.