Carlo Doria già ad Agosto 2022 denunciava la grave situazione della sanità sarda
LA SANITÀ NERVO SCOPERTO
Riporto qui un post del senatore Carlo Doria del 15 Agosto 2022, in tempi non sospetti, cioè prima della candidatura sia per rimarcare la mancanza di alibi per il disastro attuale ma soprattutto perché elenca soluzioni operative concrete per rimediare alla situazione drammatica che non possiamo attribuire semplicemente alla precedente gestione ( sicuramente non esente da responsabilità). Questo per avere argomenti concreti con i quali ribattere alle critiche in gran parte motivate del cittadino utente.
LA SANITÀ SARDA: MALATO CRITICO A RISCHIO DECESSO La Sanità Sarda oggi è in uno stato di gravità paragonabile ad un paziente in terapia intensiva ed in prognosi riservata. Non è scopo del mio post addossare responsabilità personali a chicchessia ma è giusto e doveroso condividere delle considerazioni che possano in modo oggettivo far capire come si è giunti a questa situazione e quali possano essere i correttivi per evitare che il nostro “paziente” si aggravi ulteriormente e possa “trapassare”… Ad un numero “chiuso” ormai antistorico degli accessi al corso di laurea in Medicina e Chirurgia, che ho combattuto in Senato presentando invano emendamenti ed ordini del giorno, si è inesorabilmente associato il pensionamento previsto di un gran numero di operatori sanitari che ha determinato la “tempesta perfetta” mettendo in seria crisi i sistemi sanitari regionali e, soprattutto, quelli più fragili come il nostro che patisce le problematiche dell’Insularita. Infatti mentre un dirigente medico che vive a Bologna potrebbe lavorare anche a Bergamo grazie a sistemi di trasporto efficienti che ti consentirebbero giornalmente di raggiungere il posto di lavoro, non altrettanto facilmente vedrei possibile un analogo ménage lavorativo fra, ad esempio, Latina ed Olbia… Ad aggravare ulteriormente questa situazione in Sardegna, pur conoscendo perfettamente l’anagrafica dei dipendenti del sistema sanitario regionale e quindi le date dei pensionamenti, è stata la mancata programmazione da parte dell’Assessorato alla Sanità dei vari governi regionali che si sono succeduti. Negli anni infatti non si è minimamente provveduto ad una programmazione del turnover mettendo in campo degli alert e dei correttivi ricordando quasi l‘orchestra del Titanic che continuava a suonare nonostante la nave stesse affondando lentamente. Oggi siamo al capolinea di una disastrosa gestione che ha origini lontane e che ha subito gravi ripercussioni anche in seguito alla Pandemia COVID che ha messo in crisi anche sistemi sanitari considerati modello di efficienza quali quello lombardo, veneto ed emiliano. Il minimo comune denominatore del fallimento è stata l’inefficienza e mancanza della sanità territoriale che, come anche per Noi, è molto perfettibile. Oggi dobbiamo mettere alle spalle il Covid e rilanciare la sanità attraverso l’applicazione della riforma sanitaria regionale votata nel 2020 con una strutturazione del territorio mediante l’apertura delle Case della Salute e degli Ospedali di Comunità che intercettino il paziente cronico realizzando la cosiddetta “medicina di prossimità”. La realizzazione di tali strutture che integrino la medicina di base, dotate di personale infermieristico/tecnico e nuovi strumenti offerti dalla telemedicina consentiranno una migliore gestione del paziente cronico con netta riduzione degli accessi all’Ospedale che per definizione va riservato agli acuti. Una particolare attenzione va riservata inoltre al comparto dell’emergenza-urgenza, specie nei territori ad alto impatto turistico, dove le guardie mediche e turistiche organizzate con concetti vetusti dovranno essere sostituite da punti di primo soccorso aperti h 24 con la compartecipazione di personale medico, infermieristico e tecnico dotati inoltre degli strumenti di telemedicina per poter sgravare il lavoro del Pronto Soccorso dove, a regime, dovrà accedere solo il codice rosso e non tutti i colori dell’arcobaleno come avviene oggi !!! Al problema della carenza “strutturale” del personale medico, che andrà affrontato in primis con l’allargamento delle maglie dell’accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia e con l’aumento delle borse di specializzazione post laurea, dobbiamo associare una razionalizzazione della rete ospedaliera dando immediatamente impulso alla pubblicazione degli atti aziendali delle ASL e delle Aziende Ospedaliere che rappresentano il “libretto di circolazione” senza il quale non è possibile alcuna attività. È importante in questa fase il concetto di rete coinvolgendo anche la sanità privata convenzionata che deve essere complementare al pubblico e non sostitutiva. Per poter realizzare un efficace connubio fra sanità pubblica e privata è importante un’immediata rivisitazione delle tariffe per le prestazioni sanitarie che il pubblico ha interesse che svolga il privato accreditato riportando nell’ospedale pubblico quei professionisti di alcune discipline oggi fortemente in crisi e assolutamente indispensabili anche nella gestione dell’emergenza-urgenza. In un momento in cui la carenza del personale sanitario è ai minimi storici ed in cui vengono richiesti grandi sacrifici è importante trovare forme di incentivo anche per i dipendenti pubblici sia in termini economici che di carriera. Per razionalizzare al meglio le poche risorse disponibili è inoltre necessario condividere una “parola d’ordine” che deve rappresentare la regola per l’efficienza e sicurezza delle strutture ospedaliere ovvero definire “chi fa e cosa”… Per poter attuare questo principio basta seguire le linee guida dell’Agenas (Agenzia Nazionale Servizi Sanitari) che, nel garantire la qualità delle prestazioni, richiede che i centri medici abbiamo una casistica documentata che non può essere inferiore ad una certa soglia e quindi, per esempio, la chirurgia oncologica del colon-retto non può essere fatta in centri che non eseguano almeno 50 interventi l’anno. Una razionalizzazione della rete consentirebbe un miglioramento della qualità delle prestazioni, un miglior impiego del personale ed una riduzione delle liste di attesa qualificando al meglio i centri ospedalieri. Da docente Universitario infine proporrei, d’intesa con i rettori delle università sarde, di coordinare le attività formative dei medici specializzandi (grande risorsa !!!) qualificando la rete formativa prevista dalla legge ed impiegando i giovani medici in attività di tirocinio pratico assistiti dal tutor (interventi chirurgici, procedure mediche etc.) per raggiungere nel corso della durata della scuola di specializzazione la casistica prevista dalla normativa che difficilmente si potrebbe raggiungere prestando la propria opera solo nel centro universitario di appartenenza. Non sono sogni nel cassetto irrealizzabili ma idee da mettere in pratica e, possibilmente, nel più breve tempo possibile per dare fiducia ed una migliore sanità ai Sardi. FORTZA PARIS💪💪💪🥰