Gian Matteo Corrias: il mondo accademico deve aprirsi maggiormente alla riscrittura della storia sarda.
Intervistato da Mauro Biglini sulla questione della scrittura nuragica, lo studioso Gian Matteo Corrias ha affermato laconico: “Partirei con questa osservazione: in generale la tendenza del mondo accademico in Sardegna ed in particolare degli studiosi di archeologia é sempre esageratamente conservativa, una tendenza curiosamente limitante, la tendenza cioè a ridimensionare e persino in qualche modo a sminuire aprioristicamente il ruolo della Sardegna nei contesto del Mediterraneo antico. Significativo di questa tendenza era l’affermazione che veniva ripetuta quasi come un mantra dal mondo archeologico ufficiale per cui la Sardegna nuragica non avrebbe conosciuto una statuaria monumentale. Poi però succede che le scoperte archeologiche regolarmente smentiscono questi atteggiamenti mentali. Questa è la Sardegna nuragica dopo il clamoroso ritrovamento nel 1974 nell’agro del Comune di Cabras e più in particolare nel sito di Monte Prama di una serie imponente di frammenti monumentali che Giovanni Lilliu chiamó colossi e che oggi invece sono generalmente noti con nome di giganti Monte Prama e che si trovano attualmente ricostruiti ed esposti nei due musei di Cabras e nel Museo Archeologico Nazionale. Il problema qual è? Il problema è che dal momento della scoperta fino al momento dello studio sistematico della funzione e museale di questi documenti sono passati dei decenni passati perché subito dopo la scoperta queste statue sono state semplicemente dimenticate, segno evidente dell’imbarazzo che il mondo accademico dovette provare.