Lettera aperta al Partito dei Sardi: un Governo di Unità Nazionale Sarda per una Carta de Logu noa.
Carissimi Paolo e Gianfranco,
oggi in quel di Tramatza ho ascoltato con attenzione le riflessioni, la visione e le proposte di diversi intellettuali ed esponenti del mondo politico, culturale e sindacale, riuniti su iniziativa del Partito dei Sardi per porre le basi di un prossimo possibile percorso elettorale e di governo della prossima legislatura regionale. L’incontro era aperto a chiunque e non mi sono fatto sfuggire l’occasione di ascoltare, perché ritengo fondamentale il dialogo tra tutte le espressioni del sardismo e della sardità, comunque declinate, in vista della costruzione politica della Natzione Sarda.
Sarebbe superfluo per l’economia del mio ragionamento addentrarmi negli singoli interventi, tutti sicuramente degni di nota, bensì a me qua preme in particolar modo annotare che, a dispetto dell’ennesima condivisibile disamina che fa eco agli ultimi venti anni di fallimenti politici di ogni colore ed estrazione, ancora una volta si rischia di ricacciare la Sardegna nel medesimo imbuto del sistema bipolare e leaderistico italiano, contraddistinto da una scarsa, se non nulla, cooperazione tra maggioranza protempore e minoranza (che è sempre e solo opposizione), oltre che da un inutile culto della persona sviluppato attraverso un percorso che deve sempre approdare alla fatidica indicazione della figura del mitico eroe e candidato Governatore della Regione Autonoma della Sardegna, candidato, ovviamente, a risolvere da solo ogni universale e secolare problema dei sardi, quasi ad evocare la figura di un eroe della mitologia greca, se non addirittura quello di un Gigante di Mont’ ‘e Prama, salvo accorgersi, di lì a pochi mesi dalle avvenute elezioni, che avremo eletto l’ennesimo capro espiatorio da buttare giù dalla torre ed esporre per i restanti quattro anni al pubblico ludibrio quale esemplare esponente del peggio che ci sia sulla terra. A questo fato e destino non pare poter sfuggire alcun Governatore e guarda caso ciò puntualmente accade da quando è stata introdotta l’elezione diretta. Questo, lasciatemelo dire, è quindi un film già visto, ma sono convinto che i sardi meritino ben altro.
Ecco, a parte i bei discorsi (tra i quali non posso non citare l’utile e lucido ragionamento sul concetto di Natzione di Gianfranco, in cui ho colto anche una gradita dose di pragmatismo in questo momento più che mai necessaria e che ho molto apprezzato), il vero rischio che si sta correndo è quello di riconsegnare ai sardi il medesimo modello politico che noi stessi sardi critichiamo e che tutti riconosciamo come inidoneo a dare risposte alla questione sarda e di perdere, rispetto ad una prospettiva di costruzione politica della Natzione sarda, altri cinque anni.
Tutti gli interventi di oggi confermano (se ce ne fosse stato mai bisogno) che oramai, dopo decenni di analisi, convegni, proposte e guerre di posizione, esiste una piattaforma nella quale tutti (dico proprio tutti senza temere smentita) i gruppi che si riconoscono nel sardismo diffuso possono convenire e che diviene oggi una questione programmatica prioritaria rispetto a qualsiasi altra questione. Questa piattaforma emerge con chiarezza ogni giorno di più e consiste in un’azione di costruzione politica della Natzione Sarda attraverso il metodo democratico della totale e coraggiosa riscrittura dell’attuale vergognoso e superato Statuto della Sardegna con l’approvazione di una Carta de Logu noa pro Sa Natzione sarda che riconosca a chiare lettere, appunto, la Natzione Sarda, il bilinguismo, la piena autonomia scolastica, la piena autonomia finanziaria (e quindi fiscale e doganale), nonché la soggettività giuridica nei rapporti con la Repubblica Italiana e con l’Unione Europea.
Questa proposta, che oggi potrebbe sulla carta divenire maggioritaria unendo i mondi che oggi si dividono per questioni meramente lessicali (autonomismo, federalismo ed indipendentismo sono concetti vuoti se non possono essere o non vengono declinati in scelte legislative e politiche concrete), o per questioni ideologiche nazionali (destra, sinistra, centro) ha anche il pregio di costringere tutti i soggetti in campo, partiti italiani compresi, ad uscire allo scoperto e prendere posizione sulla questione sarda.
Cari Paolo e Gianfranco, esiste in Sardegna, da anni, una piattaforma programmatica tacitamente condivisa e condivisibile che finisce sempre per passare in secondo piano in nome di un ricorrente principio secondo il quale i tempi non sarebbero mai maturi, gli interlocutori non credibili, gli alleati non giusti per questa o quella tornata elettorale, un eterno procrastinamento che viene costantemente operato sulla pelle dei sardi e del quale tutti ci dobbiamo sentire responsabili.
Oggi a Tramatza ho sentito parole chiare e direi quasi risolutive, specie quando si è, da più parti, sottolineato la necessità di una urgente e veloce riforma dello Statuto e dell’organizzazione della Regione Autonoma della Sardegna. ma tutto questo zucchero filato morbido e dolce, se non avremo il coraggio di percorrere nuove strade, diventerà presto zucchero amaro e sarà inutile ed ininfluente vincere o perdere le elezioni, perché in ogni caso le avranno ancora una volta perse i sardi, che rimarranno ancora per altri lustri con una Regione senza poteri e competenze, senza armi contro la crisi, in poche parole senza dignità, chiusa in una morsa colonialista ed assistenzialista che continuerà a negare ai sardi il diritto a scegliere responsabilmente il proprio modello e la propria politica di sviluppo, tenendoli ancorati ad un modello di dipendenza parassitaria ed assistenzialistica.
Per essere conseguente e coerente a questo ragionamento rivolgo un appello a voi ed a tutte le forze politiche sardiste, nonché ai politici sardi appartenenti a forze politiche italiane: alla Sardegna ed ai sardi serve urgentemente un Governo di Unità Natzionale. I Governi di unità nazionale sono la formula di governance più adatta ai momenti più difficili o più delicati della vita di un popolo (in Italia se ne parlò nell’immediato dopo guerra e durante la tragica stagione del terrorismo).
Per fondare una nuova stagione per i sardi, per approvare un nuovo statuto capace di esprimere i pochi, ma fondanti contenuti sopra esposti (nazione, bilinguismo, piena autonomia scolastica e fiscale, soggettività nei rapporti internazionali), serve dunque uno sforzo di tutti i sardi di buona volontà attraverso tre passaggi: 1) inaugurazione di un Governo di Unità nazionale sarda dove si mettano da parte, in nome di ragioni più nobili, ideologie, scontri politii e personali e differenze; 2) approvazione di una Carta de Logu noa di stampo coraggiosamente federalista, 3) elaborazione di un nuovo modello di Governo della Sardegna attraverso la revisione del modello e del sistema politico, anche elettorale, prendendo ad esempio il modello di governo collegiale elvetico, in vista del superamento del disgraziato ed esogeno modello italiano del cosiddetto bipolarismo selvaggio dello spoil system, quello giustamente tanto criticato anche nel Vostro incontro odierno.
Quanto a me, ho la fortuna di aver incontrato nella mia strada molti amici con i quali stiamo elaborando il progetto non partitico che abbiamo chiamato Sardegna Stato Federale, un sogno che secondo noi può avversarsi se riusciremo tutti insieme a fare quelle poche, ma fondamentali cose, tra le quali è prioritaria l’approvazione di una Carta de Logu noa pro sa Natzione sarda che faccia piazza pulita dell’attuale superato (l’avete urlato anche voi in tutte le lingue) Statuto emanato dalla Repubblica Italiana nel 1948, in dispregio dei diritti dei sardi e della proposta sardista e federalista del 1946. Di questa proposta esiste già un testo, bello, completo, frutto del lavoro appassionato di centinaia di persone ed in particolare di un comitato scientifico coordinato dal compianto ed amato ed amante della Sardegna Gianfranco Pintore.
Cari Paolo e Gianfranco, prima di scegliere i compagni di strada per la prossima tornata elettrale, parliamone. E’ su un testo e su una proposta concreta come questa che dovremo misurare le nostre future scelte politiche. Lo dobbiamo ai sardi ed alla Sardegna, che attendono un cenno di coraggio e di maturità da parte della classe politica sarda tutta.
Grazie per l’attenzione e Fortza Paris!