SCRITTURA NURAGICA LETTERA ALFABETICA PROTOSINAITICA CON LE LETTERE ROMANE, di Gigi Sanna.

CHE CI STA A FARE UNA LETTERA ALFABETICA PROTOSINAITICA CON LE LETTERE ROMANE?

In una delle pareti della cosiddetta ‘Sala da ballo’, incantevole piccola insenatura in forma (all’incirca) di stanza o di ‘sala’, che si trova al di là delle ultime case di San Giovanni (Tharros), c’è una intrigante scritta con dei segni singolari (v. fig.all.) dove assieme a significanti noti, come le ‘erre’ latine recenti, si alternano lettere alfabetiche molto meno note facenti parte del system nuragico con lettere pittografiche (la protome taurina, la cosiddetta Tanit, il serpentello) e lettere schematiche come la ‘he’ a tratto orizzontale agglutinata alla ‘Yod’ a tratto verticale, alla ‘he’ lunata. Si vede subito che il mix porta a datare la scritta parietale, date le lettere latine, al IV o III secolo a.C. Il ‘documento’ quindi si presenta ai nostri occhi composto con lo stesso ‘modus scribendi’ di altri documenti nuragici del X o IX secolo a.C. offrendoci così un dato fondamentale: quello, da noi spiegato non poche volte, della continuità della singolare scrittura dei nuragici. Della sua palese conservatività. In breve, gli scribi (sacerdoti) nuragici continuarono per secoli e secoli ad adoperare segni alfabetici di tipologie diverse e di periodi diversi. Ci farebbe piacere per gli amici parlare di ogni singolo segno e dire anche qualcosa sul suo significato riguardante ‘RA’ o disco solare che dir si voglia. Soprattutto parlare del segno complesso del serpentello o lettera ‘nun’ (enne) che, assieme alla erre romana, forma una delle voci più frequenti del semitico della scrittura sacra dei nuragici, ovvero ‘NR/L’. Per brevità siamo costretti a considerare e a trattare solo della lettera del cosiddetto alfabeto acrofonico protosinaitico che si presenta come un betilino con due cornini ai lati. Ora, il segno è noto e si trova nei repertori del protosinaitico ma oggi che oggi gli studiosi non sono riusciti a capire che significato preciso esso abbia. E’ una ‘beth’? Una ‘gimel’? Una ‘shin’? Non si sa. Io penso ad una ‘beth’ perchè essa segue alla lettera pittografica ‘aleph’ dando così forse il significato di ‘ab’ e cioè ‘padre’. Ma chissà! In ogni caso lo stupefacente è che noi abbiamo una scritta del IV – III secolo d. C. e una lettera consonantica alfabetica del XVI – XV secolo a.C. Cioè una lettera di mille anni e più prima! Ora, a parte l’aspetto paleografico, quello che ci colpisce è la perfetta conoscenza degli alfabeti orientali (protosinaitico, gublitico, protocananico, ugaritico, fenicio arcaico) da parte degli scribi isolani. Questo vuol dire una cosa sola: che noi dobbiamo immaginarci degli scribi (forse di Tharros o della città santa di Monte ‘e Prama) che avevano dei ricchi e sempre aggiornati repertori alfabetici, composti su pelli o su altro materiale, da cui attingere e così poter formare il prediletto mix. Quel mix che consentiva soprattutto di procedere scrivendo a rebus, in modo del tutto oscuro ed enigmatico. Perchè la scrittura che toccava la divinità ( notata in genere con un semplice ‘Lui’) doveva restare ‘sacra’ e cioè intangibile, non leggibile se non agli addetti alle cose sacre. Ad Oristano,custodita e ben visibile nel ‘Museo Arborense’, c’è una lapide con una sola linea di scrittura fortemente obliqua (v. il secondo all.). Gli archeologi la ritengono del III secolo d.C e hanno pensato che sia scritta in ebraico. No: è ‘nuragica’, scritta in mix, a rebus, con segni alfabetici, solo consonantici, e tre lingue diverse: semitico nuragico, latino ed etrusco: NL/Y SLT CLN ( la luce di Y(h) per la salvezza del figlio). Pensate un po’: una tomba di Tharros che restituisce ancora una scritta nuragica, con il caratteristico modo di scrivere di essi, di almeno 1000 (mille) anni prima. Strano tutto questo. Strano perchè il mondo scientifico afferma con ‘tranquillità’ (sic!) che i nuragici, non hanno conosciuto e usato nessun tipo di scrittura! Davvero pazzerellone questo ‘mondo’.