Sigilli di Tzricotu, Gigantes e scrittura nuragica
Esattamente un anno fa lessi il libro di Francesco Masia sullo stato dell’arte attorno alle ormai avanzatissime ricerche sulla scrittura nuragica, materia rispetto alla quale non ho dubbi nell’indicare l’emerito prof. Gigi Sanna quale massimo studioso ed esperto.
Ebbene dichiaro sfacciatamente che non sono un esperto in materia, ma ai corsi di formazione mi hanno sempre insegnato che spesso i non addetti ai lavori hanno un grande vantaggio: vedere le cose da una nuova prospettiva. In molti ricordano l’attore Robin Williams nelle vesti del professor John Keating salire in piedi sopra la cattedra mettendo in rilievo come da quella posizione ogni cosa della classe apparisse diversa ed invitare ogni singolo alunno a fare altrettanto. Ora a me pare proprio che la lezione della vita sia proprio questa: “osate cambiare, cercate nuove strade! Io lo faccio ogni giorno e ciò e quello che più mi accomuna a professor Gigi Sanna.
É questo il motivo principale che mi spinge a divulgare il suo lavoro, le sue ricerche, la sua inesauribile fede nella scienza la quale, spesso, si è dovuta storicamente scontrare con l’incredulità e lo scetticismo deli uomini.
Di seguito riporto quanto egli ha pubblicato in questi giorni su Facebook.
DICHIARAZIONE IN SITO (NURAGHE TZRICOTU DI CABRAS). RIUSCIREMO ORA A COSTRINGERE LA SOVRINTENDENZA A FAR ESEGUIRE LA PERIZIA SUL SIGILLO NURAGICO DEI GIGANTI DI MONTE ‘E PRAMA?
Ho ritenuto opportuno nonché doveroso invitare per l’evento le seguenti persone:
- Andrea Abis, sindaco di Cabras
- Anthony Muroni, Presidente della Fondazione Monte ‘ Prama
- Efisio Trincas, ex sindaco di Cabras e membro del direttivo della Fondazione Monte ‘e Prama
- Giorgio Cannas, primo testimone e conoscitore del sito
- Sandro Angei, secondo testimone e conoscitore del sito
- Antonio Masala, giornalista
- Giorgio Galleano, giornalista
- Francesco Masia, studioso, storico della ‘quaestio’ circa la scrittura arcaica dei sardi
- Caterina Bittichesu, archeologa e organizzatrice della mostra permanente sulla scrittura nuragica inaugurata in Macomer nel 2011.
- Giusy Fadda, bibliotecaria, organizzatrice del nostro recente corso on line di epigrafia nuragica
- Gaetano Ranieri, geofisico e studioso del sottosuolo attraverso il georadar. Ringrazio coloro che sono presenti degli invitati precisando che il Presidente della Fondazione Monte ‘e Prama, impossibilitato a partecipare alla riunione, è rappresentato dal dott. Efisio Trincas e che la prof.ssa Caterina Bittichesu è assente per motivi di salute.
Le suddette persone sono tutte, in qualche modo, interessate alla ‘quaestio’ riguardante gli ormai notissimi sigilli di Tzricotu. Ringrazio tutti per la loro disponibilità.
I motivi della riunione. Premessa alla dichiarazione.
Essa si sarebbe dovuta tenere alla fine dell’anno scorso o ai primi mesi del presente anno ma a causa dell’impraticabilità del luogo (completamente allagato per vari mesi) e di difficoltà di incontri tra persone a causa del Covid 19 siamo stati costretti a procrastinare quanto già annunciato nel confronto dibattito pubblico tra il sottoscritto e il prof. Raimondo Zucca circa la scrittura ‘nuragica’ tenutosi due anni fa in Villanova Forru. Infatti, nell’occasione avevo dichiarato (per farla finita con fastidiose e pretestuose polemiche) che avrei rivelato il luogo dove, agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, erano stati trovati dei minuscoli sigilli di bronzo in serie di fattura nuragica. Ho raccontato che l’amico Gianni Atzori, informato – così mi disse – da amici suoi abitanti di Cabras, mi aveva condotto nei pressi del Nuraghe Tzricotu dove era avvenuta la scoperta. Condotto e informato però con una promessa: che non avrei mai rivelato a nessuno il luogo mostratomi. Dopo la morte di Gianni Atzori, avvenuta nel 2002, ho continuato a mantenere fermo il segreto e non ho mai raccontato niente a nessuna persona ma con una eccezione: ho mostrato il sito a un mio compare di Terralba, il qui presente Giorgio Cannas. Andando avanti con gli anni (nessuno, si sa, è immortale) non volevo che un segreto di tale importanza restasse assoluto. Praticamente per più di quindici anni c’è stato un silenzio tombale circa il luogo preciso di rinvenimento dei sigilli. Ciò a malincuore, come ognuno può immaginare, perché è stato pregiudizievole per la ricerca scientifica e perché mi ha creato non poche difficoltà, come sapete, per dimostrare ‘scientificamente ‘, cioè con i fatti, e non solo con le numerose prove epigrafiche e paleografiche, che i bronzi non erano di fattura bizantina (come qualcuno sosteneva), ma nuragica. Ora, dal momento che ancora ci si ostina nel sostenere la non antichità (nuragica) dei manufatti e neppure, dopo così tanto tempo, ci si decide da parte della sovrintendenza, a portarli ad esaminare con una perizia metallografica (perizia che ci direbbe tutto, ma proprio tutto, sul manufatto) ho ritenuto opportuno venir meno alla promessa fatta all’amico Gianni, rompere il patto e indicare così alle persone e alle istituzioni interessate il luogo della scoperta dei sigilli. Devo aggiungere però che qualche anno fa ho ritenuto di raddoppiare la sicurezza che il ripostiglio non restasse per sempre ignoto e indicato quindi anche allo studioso e ricercatore Sandro Angei il presente sito archeologico.
Come già ho avuto modo di raccontare nella mia pagina di facebook del 24 Dicembre dell’anno scorso, in questo luogo dove ora ci troviamo ho potuto vedere molto poco e con fatica (era una giornata molto nuvolosa). Dall’alto, attraverso un’apertura circolare in cui poteva passare (scendere) appena una persona, si è intravisto un vero e proprio nuraghe interrato o meglio la tholos di esso. Dai filari più alti, a noi vicini, ho potuto subito notare che essa era fatta di corone di pietre non isodome. L’altezza della camera poteva essere di quattro metri e forse più e il diametro di tre o più metri. Nulla si poteva scorgere nel fondo se non, a stento, della fanghiglia e dell’acqua che era colata e che ancora colava giù dall’apertura, essendo ancora presente un rigagnolo dovuto alla pioggia del giorno (o dei giorni) precedenti. Ci chiedemmo naturalmente cosa potesse rappresentare architettonicamente quella struttura e pensammo anche ad un pozzo sacro interrato. Niente altro posso aggiungere se non il particolare, non penso insignificante, che durante la visita al sito (o subito dopo) Gianni Atzori mi disse che girava la voce che chi aveva scoperto e preso frettolosamente i bronzi aveva purtroppo rotto l’olla in cui essi erano contenuti. Ciò dico perché, se così fosse i frammenti del recipiente dovrebbero trovarsi da qualche parte ancora lì.
Dichiarazione
Ciò premesso passo a dichiarare:
- Che nei pressi di questo luogo si trova la suddetta costruzione in forma di un nuraghe interrato.
- Che in essa furono rinvenuti i sigilli seriali (chiamati anche ‘tavolette’) A1, A3, A4 e A5, cioè il sigillo specimen o matrice e gli altri tre esemplati su di esso; quelli di cui, come si sa, subito dopo il ritrovamento, fece dei calchi con pasta da odontoiatra l’odontotecnico di Oristano Ninni Blumenthal. Dello specimen si ha, oltre che il calco, l’originale in bronzo, consegnato nel 1998 dal contadino Andrea Porcu al dott. Raimondo Zucca perché lo consegnasse a sua volta alla Sovrintendenza di Cagliari.
- Che oggi faccio presente al Sindaco Di Cabras, come doveroso, l’esistenza di un sito di notevolissima importanza insistente nel territorio da lui amministrato.
- Che oggi faccio altresì presente al dott. Anthony Muroni, presidente della Fondazione Monte ‘ Prama (rappresentato nella circostanza dal dott. Efisio trincas), l’esistenza di una struttura architettonica, vicinissima alla collina di Monte ‘e Prama (900 metri circa), che non ha solo valore per l’archeologia. Infatti essa interessa anche la scrittura arcaica dei sardi e quindi l’epigrafia generale nel bacino del mediterraneo. Ho chiesto ed ottenuto un incontro, tra alcuni giorni, con il suddetto Presidente durante il quale parlare non solo della ‘quaestio’ Tzricotu ma anche del dato scientifico che ci dice che i sigilli una volta si trovavano saldati con il piombo nelle spalle dei cosiddetti Giganti; sigilli (non sappiamo quanti fossero), scritti con insuperabile maestria, mostranti la loro precisa identità; ma parlare anche, in ragione di ciò, di un fatto importantissimo di valenza storica: chi furono coloro che, con ogni probabilità, distrussero le statue e perché le distrussero; e chi furono coloro che, nell’imminenza della distruzione, pensarono di salvare drammaticamente ciò che più importava: il nome di essi, in modo che il loro annientamento non fosse per sempre. Parlerò di ciò e di altro ancora con il dott. Muroni perché in qualità di Presidente della fondazione ritengo che sia la persona più indicata in quanto preposto alla valorizzazione di tutto ciò che possa riguardare Monte ‘e Prama e i ‘Giganti’. Non nascondiamo che è nostro intento far sì che un giorno i sigilli, rinvenuti nel ripostiglio, possano di nuovo ritornare e – diciamo così – ‘riposare’ in quelle statue da cui sono stati strappati e fare così nel museo bella mostra di sé.
- Dichiaro infine che copia di quanto da me scritto e ora letto, con il disegno del ripostiglio (il nuraghe interrato) è stata consegnata alle persone qui presenti perché se ne servano per tutte le finalità che riterranno utili e opportune.
Gigi Sanna
Letto e consegnato ai convenuti presso il Nuraghe Tzricotu di Cabras il giorno 30 di Ottobre alle ore 16.