Ma chi oserà attaccare i campanelli al gatto? I sardi chiamati a raccolta.
Questi giorni Antioco Patta mi ha ricordato che tra i piú convinti federalisti sardi c’é stato un sardo illustre, Giovanni Battista Tuveri (Collinas, 12 agosto 1815 – Collinas, 8 dicembre 1887), filosofo, scrittore e politico.
Una volta affermó: “Ora un’ isola qualunque non può prosperare, ove non si governi da sé o non abbia tutta l’indipendenza che può conciliarsi colle prerogative del potere centrale il più limitato.
Ció che piú mi piace di Tuveri é il fatto che egli non abbia dubbi a dichiararsi indipendentista e contemporaneamente federalista, a conferma che indipendentismo e federalismo non sono per nulla concetti distinti e inconciliabili e che la “Questione Sarda” puó trovare proprio in un nuovo Statuto che affermi la Sardegna quale Stato Federale una soluzione pratica capace di assicurare alla nostra Isolai un salto di qualità sul piani dei rapporti con la Repubblica Italiana e quindi dell’effettivo esercizio del diritto di autodeterminazione dei sardi, unica via di uscita dal pantano culturale, sociale e quindi economico in cui la Sardegna é stata cacciata da secoli. Certanente non sono l’unico a ricordarlo (su tutti rilevo le citazioni di Corrado Putzu e Mario Carboni) ma non é mai abbastanza, perché é proprio da questo tipo di lucide posizioni che stiamo riprovando a rimettere in moto il processo di affrancamento della Sardegna dal centralismo soffocante di Roma. Tuveri coniò l’espressione “questione sarda” in un celebre articolo giornalistico del 1867 dal titolo Initium sapientiae. Chi oserà attaccare i campanelli al gatto
Ne riporto di seguito la parte inziale.
“Narra lo cronaca, come un gattone vorace e crudele quanto altro mai, mosse tal persecuzione ad una generazione di topi, che erano sempre in pericolo, o di morir di fame nei loro falansteri, o di venire sbranati, se per poco se ne allontanavano per buscarsi qualche bocconcino. Un giorno in cui il tiranno se ne stava alla campagna, uccellando, i meschini uscirono quatti quatti dalle loro topaie, a fare, com’essi dicevano, parlamento, onde consigliarsi sul modo d’impedire il totale sterminio della loro nazione. Io non istarò a riferirvi filo per filo i varj discorsi che si tennero in quel consesso, perchè tratto la cosa piuttosto incidentalmente. Al mio scopo basterà accennare, che il discorso che incontrò maggiormente fu quello, che conchiudeva col proporre che si ponesse al gatto un collare tutto gremito di sonagli i quali, col loro tintinnio, secondo che diceva il proponente, avrebbero dato agio a ciascuno di mettersi in salvo.
Nel mentre però i topi, dirizzatisi come meglio potevano, plaudivano colle loro zampine, e squittivano, quasi avesse parlato un re ad una torma di deputati leali, un topo che stava seulle quattro zampe si rizzò anch’esso, ed interruppe: <<Ma chi oserà attaccare i campanelli al gatto?>>.
Quest’interruzione, che rimise l’assemblea nel più cupo scoraggiamento, restò come un proverbio a significazione di propositi, che tutti riconoscono vantaggiosi, ma che quasi niuno osa manifestare o recare ad effetto.
E questo proverbio mi venne in mente, nel farmi a parlare delle condizioni tristissime della Sardegna. Che il suo stato sia divenuto intollerabile, non è chi nol senta e nol dica. Ma chi oserà attaccare i campanelli al gatto; chi oserà indagare la vera causadei nostri mali, proporre il vero rimedio?”
Nel terzo millennio queste riflessioni del politico, scrittore e filosofo sardo Giovanni Battista Tuveri sono piû che mai attuali e meritano di avere il l’agognato seguito con una iniziativa del popolo sardo diretta ad ottenere l’adozione di un nuovo Statuto sardo di tipo federale.
Quindi, alla domanda del Tuveri “chi oserà attaccare i campanelli al gatto?” Abbiamo unanime e convinta una sola risposta possibile: “NOI”! Noi sardi siamo stati definitivamente chiamati ad unirci per raggiungere l’obiettivo di aveee uno Statuto degno di un popolo e di una Natzione.
Note finali; chi era Giovanni Battista Tuveri
Di idee repubblicane cominciò l’attività di giornalista in polemica con molti intellettuali monarchici e conservatori.
Fu un esponente del cattolicesimo federalista, e fu eletto deputato per due volte al Parlamento Subalpino, ove si oppose alla fusione della Sardegna con i territori piemontesi, e fu in forte contrapposizione con Vincenzo Gioberti per le posizioni antirepubblicane e antimazziniane.
Nel 1850 fondò a Cagliari la Gazzetta Popolare e collaborò con numerosi giornali. Sindaco di Forru (1870 – 1887) ne propose il cambio del nome in Collinas; consigliere provinciale a Cagliari lottò contro il centralismo e promosse maggiore autonomia, soprattutto fiscale, per i piccoli comuni.
A livello nazionale, amico di Cattaneo e di Mazzini, sollevò nel 1867 la cosiddetta questione sarda, promuovendo un riscatto dell’Isola e del popolo sardo contro uno stato centralista e oppressivo.
Scrisse numerose opere di carattere politico, giuridico e filosofico.