Francesco Casula: identità e indipendenza, lingua e indipendenza. Il pensiero di Simon Mossa
Il diritto all’Indipendenza si fonda sulla identità etno-linguistica, etnoculturale e etnostorica dei Sardi.
Qualsivoglia tentativo di Indipendenza che non sia fortemente e robustamente ancorato a tale identità è destinato, inevitabilmente a fallire.
Di qui l’esigenza che qualunque programma, progetto e processo indipendentista abbia, al primo punto l’identità e, in primis, quella linguistica. Il resto e vaniloquio.
Lo aveva capito bene Antonio Simon Mossa. Che così scrive:” Uno degli elementi che devasta maggiormente l’Identità di un popolo è l’attacco alla cultura e alla lingua locale: in Sardegna dunque il divieto e la proibizione della cultura e della lingua sarda, segnatamente dell’uso pubblico del Sardo”.
L’ideologo indipendentista sa bene che un popolo senza Identità, in specie culturale e linguistica, è destinato a “morire”: “Se saremmo assorbiti e inglobati nell’etnia dominante e non potremmo salvare la nostra lingua, usi costumi e tradizioni e con essi la nostra civiltà, saremmo inesorabilmente assorbiti e integrati nella cultura italiana e non esisteremo più come popolo sardo. Non avremmo più nulla da dare, più niente da ricevere. Né come individui né tanto meno come comunità sentiremo il legame struggente e profondo con la nostra origine ed allora veramente per la nostra terra non vi sarà più salvezza. Senza Sardi non si fa la Sardegna. I fenomeni di lacerazione del tessuto sociale sardo potranno così continuare, senza resistenza da parte dei Sardi, che come tali, più non esisteranno e così si continuerà con l’alienazione etnica, lo spopolamento, l’emarginazione economica. Ma questo discorso è valido nella misura in cui lo fanno proprio tutti i popoli parlanti una propria originale lingua e stanzianti in un territorio omogeneo, costituenti insomma una nazione che sia assoggettata e inglobata in uno Stato nel quale l’etnia dominante parli una lingua diversa”.