LA RADICE INDIPENDENTISTA DI GRAMSCI, di Mario Carboni
Oggi il 28 aprile Die de Sardigna si festeggia nell’anno centenario della fondazione del Partidu Sardu-Partito Sardo d’Azione ma anche del Partito comunista d’Italia ora però scomparso.
Mi sembra quindi utile ricordare, dopo aver ricordato grandi sardisti ed avere tempo per ricordarne altri che anche Gramsci fu indipendentista fin da giovanissimo come scrisse a Gliulia Schucht in una lettera del 6 marzo 1924 : ” io pensavo allora che bisognava lottare per l’indipendenza nazionale della regione: “A mare i continentali”.
“ Quante volte ho ripetuto queste parole.”
Questa frase è sempre stata interpretata, quando citata a mala voglia , come un convincimento di un ragazzino, studentello immaturo, che però poi divenuto adulto e ormai immerso nel più vasto mondo della lotta di classe e della rivoluzione comunista e soprattutto continentale, lontano dalla provinciale Sardegna, l’avrebbe superato e anche negato.
E’ evidente che Gramsci andato a Torino si fosse in effetti immerso in un altro Grande gioco politico, come tutti sappiamo e l’interesse pratico e contingente lo allontanasse da quell’obbiettivo, ma a mio parere non da certi convincimenti che non lo abbandoneranno mai.
Infatti se si analizza la frase di Gramsci scritta nella lettera , da notare che venne scritta nel 1924, cioè da un Gramsci adulto e impegnato ormai da anni nel pieno di una grande lotta filosovietica e con grande maturità culturale e politica ,non si può non sottolineare come utilizzi con precisione il concetto d’indipendenza nazionale, nel senso di indipendenza statuale, traducibile praticamente solo come Repubblica sarda e nazionale cioè riferita più precisamente alla Nazione sarda.
Conosceva senz‘altro le tesi sull‘autodecisione nazionale di Lenin e La questione nazionale e coloniale di Stalin scritta su ordine di Lenin e divenuta una bibbia per tutti i popoli coloniali e le nazionalità senza stati proprio dell’epoca.
Poi sappiamo bene come queste linee non vennero applicate ed anche l’URSS che formalmente era federale in realtà fu una prigione di popoli sotto il tallone dei russi nazione dominante e colonialista in ogni senso.
Potremmo anche dire con convinzione che Gramsci da ragazzino politicizzato, nelle scuole superiori, quando il sardismo del PSdAz non era ancora nato, ma era vivo il Movimento antiprotezionista di Deffenu ed altri, al quale Gramsci aveva aderito con entusiasmo era coscientemente indipendentista e nazionalista sardo e lo dichiara a Giulia perché non se ne perda traccia e memoria.
In verità non so se come appare dalle sue parole Gramsci giovane quando diceva a “mare i continentali”, fosse completamente aderente ad un pensiero indipendentista e nazionalista sardo ideologicamente maturo in questo senso ma non é dubbio che sarebbe potuto essere definito separatista e molto probabilmente come tanti sardi ed in particolare i giovani studenti aveva come stella polare l‘Irlanda e la lotta di liberazione nazionale di quel popolo isolano contro il Regno Unito.
Chiunque oggi, come il giovane Gramsci, dica a mare i continentali oppure il più blando prima i sardi, verrebbe tacciato da separatista, mentre noi sappiamo che così si esprime in maniera popolare niente alto che la consapevolezza che pervase i sardi e portò alla cacciata dei piemontesi che festeggiamo oggi in Sa die de sa Sardigna oppure oppure riemerge in questi giorni a fronte della immonda dimenticanza da parte anche del Governo Draghi di veri e profondi progetti da realizzare con i molti miliardi che parrebbe debbano essere versati in Italia nei prossimi mesi ed anni mentre la Sardegna, solo per fare un esempio, e l’unica parte d Europa senza ferrovia elettrificata ed autostrade.
Il convincimento di Nino e il suo attivismo in tal senso sono certificati Personalmente quando scrive a Giulia ” non so quante volte ho ripetuto queste parole” ricorda di aver affrontato la questione dell’indipendenza della Sardegna tantissime volte, come se fosse stato un argomento di normale discussione fra i suoi giovani amici e comunque con chi aveva motivo di discutere di politica, i miei dubbi si allontanano.
Quindi l’indipendenza e la cacciata dei colonialisti italiani era all’ordine del giorno nelle discussioni politiche dell’epoca e in particolare fra gli studenti liceali e probabilmente fra i tanti ragazzini come Gramsci e meno giovani sardi che poi sarebbero stati gettati nella fornace della Grande guerra e nell’esperienza della Sassari.
Per questo si può dire che la Grande guerra e il movimento dei combattenti che il 17 aprile 1921 fondarono il PSd’Az furono un potente e tragico innovativo catalizzatore per una reazione di chimica politica che sulla base di elementi di riflessione e rivendicazione che partitino almeno dalla Perfetta fusione, crearono sia la proposta di Autonomia e federalismo che il soggetto politico attuatore sardista sotto la bandiera dei quattro mori.
Nel 1924 comunque per Gramsci, come scrive a Giulia, il suo pensiero giovanile corrispondeva al desiderio dell’indipendenza nazionale della Sardegna, che probabilmente non era nel ’24 all’ordine del giorno dei suoi principali pensieri e programmi ma giudicata plausibile e giusta e meritevole di essere ricordata almeno per i posteri anche se inserita in una lettera così intima e personale.
Gramsci e non solo la lettera a Teresina nella quale la esorta a insegnare la lingua sarda ai figli e a far loro succhiare tutto il sardismo possibile lo conferma, era convinto dell’esistenza della Nazione sarda, caratterizzata dalla propria lingua nazionale il sardo, distinta dalla Nazione italiana e con tutti i diritti all’autodecisione nazionale.
È bene sottolineare che il sardismo da succhiare allora, dato che non esisteva altro sardismo, era quello complessivo rappresentato dal Partito sardo d’azione, come lo è anche oggi, che pur fra difficoltà ed anche errori è pur sempre il Partito guida per la liberazione della Sardegna e la sua emancipazione dal colonialismo e centralismo straniero ora rappresentato da quello italiano.
Concetto anche questo posseduto da Gramsci che non confondeva come Lussu lo stato con la nazione .
Solo due anni dopo nel 1926 il diritto all’autodecisione su impulso di Gramsci fu inserito nelle Tesi di Lione, che probabilmente scrisse, codificandolo con la progettazione della Repubblica sarda inserita nella Federazione soviettista italiana che avrebbe dovuto sostituire la monarchia ed il fascismo.
Il 1926 è anche l’anno del carteggio con Lussu per cui le domande sulla questione sarda se fosse da considerare come questione nazionale e non solo autonomistica si basavano su l’intima convinzione gramsciana sia da giovane a Cagliari che nel ’24 e nel 26 e che probabilmente conservò per tutta la sua vita che la Sardegna fosse una Nazione e che avesse diritto all’Indipendenza con una propria lingua ufficiale .
Lussu certamente eroe sardista ma contraddittorio e con una diversa formazione culturale, che mutò e accrebbe molto a partire dall’esilio a Parigi, non poté capire e anche non volle capire per motivi strumentali e non comprese tutta la sua vita ciò che Gramsci cercava di suggerirgli aspettando una risposta che non venne.