Bene le ZES, ma la Zona Franca che ci spetta per legge è un’altra cosa.
L’articolo 12 dello Statuto speciale per la Regione Sardegna, approvato con legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948, prevede l’istituzione di punti franchi nell’isola mentre il decreto legislativo n. 75 del 10 marzo 1998 dispone, conformemente alle prerogative individuate dai regolamenti (CEE) n. 2913/92 e 2454/93, e in attuazione dell’articolo 12 dello Statuto sardo, la creazione di zone franche in Sardegna nei porti di «Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme e Arbatax, nonché in altri porti e aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili»;
In tema di Zona Franca giova sempre ricordare che esiste una base giuridica solida a suffragare le legittime richieste del popolo sardo., non foss’altro che sovente chi si occupa di questo argomento viene scambiato per un populista visionario e spesso proprio dai soliti sardi disfattisti che non credono né nella Sardegna né in loro stessi.
Nell’anno 2013 iniziavo i miei primi decisi passi verso i temi del sardismo, dell’autodeterminazione e dell’indipendentismo, stimolato anche dal mio amico Salvatore (Biroe) Carvone con il quale condividemmo la grande avventura di Macumere 2013. In quei giorni invitai al centro culturale UNLA di Macomer Mario Carboni, ideologo e storico sardista, Antioco Patta, da sempre impegnato sul fronte della zona franca, Giampiero Soru, funzionario regionale. Ne emerse un dibattito di grande interesse, a testimonianza di un popolo, quello sardo, sempre più maturo. Subito dopo un mio intervento fu ospitato dal sito dell’associazione Nino Carrus.
A distanza di 8 anni devo registrare sul tema qualche timido passo avanti, ma anche molti passi indietro. Nel Novembre 2019 avevo ospitato su questo blog il punto di vista di Mario Carboni sull’argomento ed in particolare sulle cosiddette Zone Economiche Speciali. Secondo Mario Carboni le ZES sono un palliativo, un diversivo, “un trucco di Renzi/Gentiloni/Pigliaru per attirare il voto meridionale in caduta libera”. La Zona franca dei sardi, che aspetta che sia applicato il decreto 75/98 é intanto ferma e dimenticata, a parte una mozione presentata in consiglio Regionale il 19 Settembre 2019, con la quale di chiede alla Giunta un impegno a portare avanti le procedure. Nulla, su questo versante, può cambiare con il governo Draghi, salvo che non si rimetta in moto finalmente e con serietà la questione della perimetrazione prevista dal citato decreto 75/98, decreto che non si capisce bene per quale motivo paia completamente dimenticato dall’intera classe politica sarda, purtroppo senza esclusione alcuna. Ben altro ci vuole per dare speranza e posti di lavoro ed ai sardi senza aspettare elemosine che sono solo promesse irrealizzabili. Il Porto di Cagliari, l’aeroporto di Elmas e la sua area industriale contigua di Macchiareddu attendono scelte coraggiose per poter essere rilanciate, anche alla luce delle pesanti conseguenza della pandemia mondiale e questa iniziativa non può prescindere dal dichiarare con forza la Zona Franca cagliaritana e procedendo in quella direzione come applicazione, appunto, del decreto 75/98 e il suo specifico decreto successivo e subito appresso tutte le altre zone franche regionali, in corrispondenza di tutti i porti, prevedendone una anche per il centro Sardegna. Da questo punto di vista le ZES per l’ennesima volta annunciate non sono nemmeno una coperta troppo corta, sono al massimo un pannicello. Purtroppo si attendevano le nuovi elezioni politiche nazionali per avere un nuovo governo che in sinergia con la nostra Giunta regionale potesse invertire la rotta e disperiamo che il governo Draghi possa rappresentare per la Sardegna e soprattutto per i temi più spinosi come il bilinguismo e la zona franca, una novità foriera di buone notizie.. Le ZES, in definitiva, sono solo un palliativo che mi fa tornare a mente quel paziente a cui il medico ha raccomandato di fare 10 chilometri al giorno di corsa, ma che invece ne percorre 2 al passo. E’ sicuramente meglio di niente, ma nulla di quanto sarebbe davvero necessario per lo sviluppo e per l’autonomia della nostra Sardegna.
Che dello Stato italiano ci sia poco da fare affidamento lo si è purtroppo capito da tanto tempo. E’ sufficiente dare uno sguardo alle zone franche istituite ai sensi dell’articolo 13-bis del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78 per le zona colpite dall’alluvione alla fine dell’anno 2013 per le quali solo alla fine dell’anno 2020 l’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione 43/E del 27 Luglio 2020 , ha istituito il relativo codice tributo. Di questa iniziativa, di stampo semplicemente assistenzialista, temo che si perderà il ricordo nel prossimo futuro, incapace com’è di rappresentare una svolta reale nell’introduzione del concetto di autonomia fiscale in Sardegna.
Per chiudere e per rimarcare come la battaglia sulla zona franca non sia una vacua iniziativa di qualche buontempone, ricordiamo che questo progetto trova pieno sostegno giuridico nella esplicita previsione dello Statuto d’Autonomia con l’obiettivo di contribuire fattivamente alla risoluzione dei problemi economici della Sardegna e con il quale si dovrebbe realizzare la fiscalità e la regolamentazione di vantaggio prevista non attuata da oltre 60 anni nono stante sia prevista dallo statuto sardo che ha valore di legge costituzionale.
Ricordiamo inoltre che per espressa previsione di legge “La delimitazione territoriale delle zone franche e la determinazione di ogni altra disposizione necessaria per la loro operatività” viene effettuata, su proposta della regione, con separati decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri; “In sede di prima applicazione la delimitazione territoriale del porto di Cagliari é quella di cui all’allegato dell’atto aggiuntivo in data 13 febbraio 1997, dell’accordo di programma dell’8 agosto 1995 sottoscritto con il Ministero dei trasporti”;
Alla luce di quanto ho scritto e di quanto è in mia conoscenza, giudico le ZES (Zone Economiche Speciali) una interessante opportunità, ma in ossequio alle riflessioni di Mario Carboni, ben più autorevole e preparato di me sull’argomento, auspico che si dia immediato corso alla proposta dei presentatori della citata mozione che invita la Giunta Regionale ad istituire presso la Presidenza della Regione un ufficio speciale al quale conferire la responsabilità di programmazione e coordinamento delle azioni necessari per l’istituzione delle zone franche, informando, periodicamente, il Consiglio regionale sullo stato di attuazione degli interventi.
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