Caterina Bittichesu and The cult of the ancestors in the Bronze Age of Sardinia (1600-1300 BC). Review. Both Italian and English version.
Archeologa, Presidente dell’ Associazione culturale ”Solene” Onlus di Macomer , riferimento costante dell’ Istituto di Antichità, Arte e Discipline Ernodemologiche dell’Università degli Studi di Sassari, la Dott.ssa Caterina Bittichesu si è sempre impegnata nella tutela, la promozione e la valorizzazione delle cose di interesse artistico e storico della Sardegna con studi specifici nei territori del Marghine e del comune di Sedilo., lavorando incessantemente affinchè tutti i sardi abbiano memoria e coscienza della propria identità, dando nel contempo un grosso contributo alla archeologia mondiale contribuendo alla ricostruzione delle più importanti dinamiche del neolitico ed eneolitico dell’intero bacino del mare mediterraneo. Caterina Bittichesu si è impegnata anche nel censimento, catalogazione, studio, salvaguardia dei monumenti archeologici e del patrimonio storico della Sardegna, con particolare riguardo alla zona del Marghine, ma anche di altre zone dell’isola, tra le quali il comune di Sedilo ha goduto di particolare attenzione; Caterina Bittichesu, nell’incessante ed appassionata attività di ricerca di nuovi orizzonti, ha contribuito tra l’altro ad allestire una mostra permanente sulla scrittura nuragica, curata dal Prof. Gigi Sanna. La Professoressa Bittichesu vanta decine di citazioni nelle collane dedicate all’ipogeismo funerario (su tutte vedi P. Melis ipogeismo funerario in Sardegna) ed in altre opere tra le quali ricordiamo con grande piacere quella dell’archeologa Isabelle Paschina in Monumenti Archeologici del Marghine (anno 2000); ha collaborato con lo studioso Sergio Sassu, l’archeologo Alberto Moravetti. Citata nel lavoro Orientations of 230 Sardinian Tombe Di Giganti di Mauro Zedda, Michael Oskin, Renate Gralewski e Giacobbe Manca, ha contribuito alla fase illustrativa della Rassegna di Archeologia, 10, 1991-1992. Congresso L’Età del Bronzo in Italia, ed è, ancora, citata nell’opera portoghese O Monumento pré-histórico de Pai Mogo (Lourinhã), (Gallay, Gretel 1941-2010 e Spindler, Konrad, 1939-2005), oltre che in Sources pour une histoire médiévale du “mal de vivre” di Pietro Angeli, in Papers from the EAA Third Annual Meeting at Ravenna 1997: Sardinia dall’European Association of Archaeologists.
Archaeologist, President of the “Solene” Onlus Cultural Association of Macomer, constant reference of the Institute of Antiquities, Art and Ernodemological Disciplines of the University of Sassari, Dr. Caterina Bittichesu has always been committed to the protection, promotion and the enhancement of things of artistic and historical interest in Sardinia with specific studies in the territories of Marghine and the municipality of Sedilo., working incessantly so that all Sardinians have memory and awareness of their own identity, while making a major contribution to world archeology by contributing to reconstruction of the most important Neolithic and Eneolithic dynamics of the entire basin of the Mediterranean Sea. Caterina Bittichesu has also been involved in the census, cataloging, study, safeguarding of the archaeological monuments and historical heritage of Sardinia, with particular regard to the Marghine area, but also to other areas of the island, including the municipality of Sedilo of particular attention; Caterina Bittichesu, in the incessant and passionate research of new horizons, contributed among other things to setting up a permanent exhibition on nuragic writing, curated by Prof. Gigi Sanna. Professor Bittichesu boasts dozens of citations in the series dedicated to funerary hypogeism (above all see P. Melis funerary hypogeism in Sardinia) and in other works among which we remember with great pleasure that of the archaeologist Isabelle Paschina in Archaeological Monuments of Marghine (year 2000); he collaborated with the scholar Sergio Sassu, the archaeologist Alberto Moravetti. Cited in the work Orientations of 230 Sardinian Tombe Di Giganti by Mauro Zedda, Michael Oskin, Renate Gralewski and Giacobbe Manca, she contributed to the illustrative phase of the Review of Archeology, 10, 1991-1992. Congress The Bronze Age in Italy, and is, again, mentioned in the Portuguese work O Monumento pré-histórico de Pai Mogo (Lourinhã), (Gallay, Gretel 1941-2010 and Spindler, Konrad, 1939-2005), as well as in Sources pour une histoire médiévale du “mal de vivre” by Pietro Angeli, in Papers from the EAA Third Annual Meeting at Ravenna 1997: Sardinia by the European Association of Archaeologists.
Nell’anno 2017 ha curato la prefazione del libro dell’intellettuale Francesco Masia, scrittura nuragica? pubblicato non a caso a quattro anni dalla datazione alla termoluminescenza della navicella di Teti, nuragica e con dodici segni alfabetici (tra i quali il pugnaletto “sardo” a elsa gammata) incisi tra IX e VIII secolo a.C. , libro nel quale sono ricapitolati gli elementi in favore di un uso della scrittura in Sardegna sin dal nuragico.
In 2017 he edited the preface of the book by the intellectual Francesco Masia, nuragic writing? not by chance published four years after the thermoluminescence dating of the spacecraft of Thetis, nuragic and with twelve alphabetic signs (including the “Sardinian” peg with a gammata hilt) engraved between the 9th and 8th centuries BC. , a book in which the elements in favor of a use of writing in Sardinia since the Nuragic era are summarized.
(Thanks to Pieragica – Link )
Alla luce di questa breve, ma significativa sintesi di quello che può essere solo un abbozzo della biografia professionale di primo livello, descrivere e recensire un’opera di Caterina Bittichesu implica uno sforzo fuori dal comune, ma recensire il suo ultimo capolavoro diviene impresa improba, tale è la grandezza e la luce che questo lavoro è capace, sin dal primo approccio, di emanare superando finalmente molti dei luoghi comuni e dei limiti comunicativi di altri precedenti contributi sull’argomento. Ciò che è certo è che “il culto degli antenati nell’età del bronzo in Sardegna sfata contemporaneamente più di un tabu, riuscendo efficacemente a rappresentare, con metodo scientifico, ma anche rigore logico, il ruolo centrale delle vicende protostoriche e storiche sarde nelle più vaste dinamiche storiche e culturali della contemporanea civiltà del mediterraneo.
In light of this brief, but meaningful summary of what can only be a sketch of the first level professional biography, describing and reviewing a work by Caterina Bittichesu implies an uncommon effort, but reviewing her latest masterpiece becomes an improbable undertaking, such is the greatness and the light that this work is capable, from the very first approach, of emanating, finally overcoming many of the clichés and communicative limits of other previous contributions on the subject. What is certain is that “the cult of ancestors in the Bronze Age in Sardinia simultaneously dispels more than one taboo, effectively managing to represent, with a scientific method, but also logical rigor, the central role of Sardinian protohistoric and historical events in the most vast historical and cultural dynamics of the contemporary Mediterranean civilization.
Il professor Gigi Sanna, suo grande estimatore, ha definito quest’opera “uno strumento scientifico indispensabile per l’avvio all’interpretazione di monumenti megalitici ancora avvolti dal mistero”.
Professor Gigi Sanna, his great admirer, defined this work “an indispensable scientific instrument for initiating the interpretation of megalithic monuments still shrouded in mystery”.
Citata da Pierluigi Montaldo https://www.nurnet.net/blog/la-sepoltura-megalitica-di-pranu-siara-suelli/ LA SEPOLTURA MEGALITICA DI PRANU SIARA, SUELLI e dal sito nuraghelosa.net, non poteva che godere di illustri sostegni, tant’è che il Professore Emerito dell’Università di Sassari Ercole Contu ne scrive la prefazione spiegando: “con questa pubblicazione la dott.ssa Caterina Bittichesu ha voluto presentare un quadro completo delle tombe di giganti della Sardegna, suddivise per tipologie, alla luce di nuove conoscenze e recenti scoperte. Di ciascuna tipologia ha messo in evidenza le differenze strutturali e la collocazione cronologica. Un contributo importante è stato dato alla speciale conoscenza delle sepolture con fronte in muratura, in opera poligonale. Presenta infatti, per la prima volta, diversi esemplari inediti di particolari elementi costruttivi interessanti. Nella seconda parte del volume presenta in particolare tutte le tombe di giganti di Macomer (tre delle quali inedite)”.
Quoted by Pierluigi Montaldo https://www.nurnet.net/blog/la-sepoltura-megalitica-di-pranu-siara-suelli/ THE MEGALITHIC BURIAL OF PRANU SIARA, SUELLI and from the site nuraghelosa.net, could only enjoy illustrious supports, so much so that the Professor Emeritus of the University of Sassari Ercole Contu writes the preface explaining: “with this publication, Dr. Caterina Bittichesu wanted to present a complete picture of the tombs of giants in Sardinia, divided by type, in the light of new knowledge and recent discoveries. Of each typology he highlighted the structural differences and the chronological location. An important contribution was made to the special knowledge of the graves with masonry front, in polygonal work. vault, several unpublished examples of particular interesting constructive elements. In the second part of the volume he presents in particular all the tombs of the giants of Macomer (three of which unpublished) ” .
Cerco ora di sintetizzare in poche parole il contenuto dell’opera in parola.
Now I try to summarize in a few words the content of the work in question.
L’uomo si insediò in Sardegna circa 500.000 (cinquecentomila) anni fa e a 200.000 anni orsono appartiene la falange di una mano umana trovata nella grotta di Nurighe (Cheremule). Tra i 15.000 e i 10.000 anni fa avveniva l’ultima glaciazione dopo la quale il clima divenne più temperato. E’ in questo frangente che l’homo sapiens diede vita alla famosa veneretta di Macomer. la più antica statuetta rinvenuta in Sardegna.
The man settled in Sardinia about 500,000 (five hundred thousand) years ago and the phalanx of a human hand found in the cave of Nurighe (Cheremule) belongs to 200,000 years ago. Between 15,000 and 10,000 years ago the last glaciation took place after which the climate became more temperate. It is at this juncture that homo sapiens gave birth to the famous Macomer veneretta. the oldest statuette found in Sardinia.
L’archeologa lituana Marija Gimbutas scrive: La divinità primordiale fu femmina, una Dea nata da se stessa, donatrice di vita, dispensatrice di morte e rigeneratrice. Univa in sé la vita e la Natura. Il suo potere era nell’acqua e nella pietra, nei tumuli e nelle caverne, negli animali, uccelli, serpenti, pesci, nelle colline, negli alberi e nei fiori“. (cit. Valentina Lisci)
Lithuanian archaeologist Marija Gimbutas writes: The primordial divinity was female, a Goddess born of herself, giver of life, giver of death and regenerator. It united in itself life and nature. Its power was in water and stone, in mounds and caves, in animals, birds, snakes, fish, in hills, trees and flowers “. (Quoted by Valentina Lisci)
Le prime culture furono, dal 6000 a.c., seguendo un ordine cronologico che arriva al 1600 a.c., quelle di Su Carroppu, Grotta Verde (Thiesi), Bonuighinu (periodo nel quale i sardi esportavano l’ossidiana in tutto il mediterraneo e le tombe erano scavate nella roccia ad una sola cella), San Ciriaco Cuccuru S’Arriu, San Michele ad Ozieri (con la specializzazione del lavoro, l’uso del baratto, uso dei mattoni di fango, costruzione del primo santuario di Monte d’Accoddi, statuine marmoree della dea madre, prime domus de janas con incisioni, decorazioni e bassorilievi),
The first cultures were, from 6000 BC, following a chronological order that reaches 1600 BC, those of Su Carroppu, Grotta Verde (Thiesi), Bonuighinu (period in which the Sardinians exported obsidian throughout the Mediterranean and the tombs were excavated in the rock with a single cell), San Ciriaco Cuccuru S’Arriu, San Michele ad Ozieri (with the specialization of work, the use of bartering, use of mud bricks, construction of the first sanctuary of Monte d’Accoddi, marble statuettes of the mother goddess, first domus de janas with engravings, decorations and bas-reliefs),
cultura di Filigosa, Macomer, 3200a.c., (vasi bicchieri carenati, vasi dipinti, affermazione del megalitismo, sepolture ad allees couvertes, domus de janas decorate da protomi taurine), Abealzu, Cultura di Monte Claro (oggetti in rame e piombo, muraglie megalitiche, aree sacre, sepolture ipogeiche), cultura campaniforme, 2700 a.c., cultura di Bonnannaro in diverse fasi 2200 a.c (sepolture in grotte, in domos ed in domus riutilizzati, tombe ipogeiche), 1700 a.c. (capanne rettangolari, riduzione dell’ipogeismo, primi nuraghi arcaici), 1600 a.c. (uso di mattoni di fango essicati al sole, nuraghi con vano ellitico, nuraghi a tholos semplici, tmobe di giganti con stele centinata, domus de janas con prospetto architettonico a stele, presenza di betili presso le tombe dei giganti, sino ad arrivare all’epopea del cosiddetto Bronzo Medio, 1600 a.c. (Nuraghi a corridoio e a Tholos con villaggio, templi delle acque, tombe di giganti con stele, betili conici e con particolari anatomici), 1400 a.c. (Nuraghi complessi e polilobati con diverse torri collegate a quella centrale sino all’incredibile numero di dieci), 1300 a.c. (pozzo e fonti sacre, templi a megaron, tombe di giganti con fronte a filari, tombe megalitiche a poliandro), 1100 a.c., (periodo della statuaria monumentale di Mont’e Prama).
Culture of Filigosa, Macomer, 3200a.c., (keeled glass vases, painted vases, affirmation of megalithism, burials ad allees couvertes, domus de janas decorated with taurine protomes), Abealzu, Culture of Monte Claro (objects in copper and lead, megalithic walls, sacred areas, hypogean burials), bell-shaped culture, 2700 BC, Bonnannaro culture in different phases 2200 BC (reused burials in caves, domos and domus, hypogeic tombs), 1700 BC (rectangular huts, reduction of hypogeism, first archaic nuraghi), 1600 BC. (use of sun-dried mud bricks, nuraghi with elliptical space, simple tholos nuraghi, giants’ tmobe with arched stele, domus de janas with architectural stele elevation, presence of betyls at the tombs of the giants, up to the epic of the so-called Middle Bronze Age, 1600 BC (Nuraghi in corridor and in Tholos with village, temples of the waters, tombs of giants with steles, conical betyls and with anatomical details), 1400 BC (Complex and polylobate Nuraghi with several towers connected to the central one up to to the incredible number of ten), 1300 BC (well and sacred sources, megaron temples, giants’ tombs with row front, megalithic polyandron tombs), 1100 BC, (period of the monumental statuary of Mont’e Prama),
Da questo periodo non vendono più edificati nuraghi, molti nuraghi vengono abbandonati o ristrutturati e riutilizzati come deposito di derrate alimentari, in alcuni casi il nuraghe viene trasformati in luogo di culto, molti siti vengono abbandonati, non si edificano più tombe di giganti.
From this period they no longer sell built nuraghi, many nuraghi are abandoned or renovated and reused as a food store, in some cases the nuraghe is transformed into a place of worship, many sites are abandoned, tombs of giants are no longer built.
Questo in sintesi il quadro cronologico sapientemente riportato nell’opera dell’archeologa Caterina Bittichesu, che ha il pregio di schematizzare in modo logico, cronologico e sistematico l’evoluzione della storia e della preistoria della Sardegna, riuscendo in tal modo, più di altri, a regalare anche ai semplici studiosi, agli appassionati, agli intellettuali ed a tutti i sardi, la via della conoscenza della propria storia e della propria identità.
This in synthesis is the chronological framework expertly reported in the work of the archaeologist Caterina Bittichesu, which has the merit of schematizing the evolution of the history and prehistory of Sardinia in a logical, chronological and systematic way, thus succeeding, more than others, to give even simple scholars, enthusiasts, intellectuals and all Sardinians the path of knowledge of their own history and identity.
Nelle successive e fittissime pagine, la professoressa Bitichesu si concentra sul tema dell’opera, il culto degli antenati indagato attraverso lo studio e l’analisi dell’enorme patrimonio archeologico rappresentato dalle tombe dei giganti della Sardegna.
In the following and very dense pages, Professor Bitichesu focuses on the theme of the work, the cult of ancestors investigated through the study and analysis of the enormous archaeological heritage represented by the tombs of the giants of Sardinia.
Le tombe di giganti sono monumenti grandiosi ed esclusivi della Sardegna che sembrano ricordare, nello schema planimetrico, la riproduzione della protome taurina: simbolo della religione dei sardi preistorici fin dal lontano neolitico. Sono infatti costituite da un lungo corpo generalmente absidato, con fronte arcuata che si prolunga lateralmente in due ali di muro delimitante un’area.
The tombs of giants are grandiose and exclusive monuments of Sardinia that seem to recall, in the planimetric scheme, the reproduction of the taurine protome: a symbol of the religion of prehistoric Sardinians since the distant Neolithic. They are in fact made up of a long body generally with an apse, with an arched front that extends laterally into two wings of the wall delimiting an area.
Secondo lo Spano, il grande archeologo sardo dell’Ottocento, le tombe di giganti erano mausolei di famiglia; altri le ritengono sepolture dei capi delle tribù nuragiche, mentre per Lilliu ed il Contu erano tombe comunitarie destinate a accogliere gli abitanti del vicino villaggio. Da Aristotele e dai suoi commentatori sappiamo che i sardi erano soliti frequentare le tombe degli eroiantenati per dormire presso di esse per 5 giorni per invocare, dai parenti defunti protezione, aiuto e la guarigione da eventuali ossessioni.
According to Spano, the great Sardinian archaeologist of the nineteenth century, the tombs of giants were family mausoleums; others believe them to be burials of the heads of the Nuragic tribes, while for Lilliu and Contu they were community tombs intended to accommodate the inhabitants of the nearby village. From Aristotle and his commentators we know that the Sardinians used to frequent the tombs of the hero ancestors to sleep there for 5 days to invoke, from the deceased relatives, protection, help and healing from any obsessions.
Caterina Bittichesu riesce ad andare ben oltre, riuscendo, attraverso l’analisi dettagliata delle diverse tipologie funerarie, a restituirci uno spaccato inedito della storia e preistoria della Sardegna e ciò grazie ad una rara capacità di rappresentazione dell’antica società sarda in cui le tombe medesime erano strumento centrale di creazione e mantenimento di una forte coesione sociale, elemento irrinunciabile alla base del successo della civiltà pre-nuragica e nuragica, testimoni di una incredibile maestria architettonica e di un benessere.
Caterina Bittichesu manages to go much further, managing, through the detailed analysis of the different funerary typologies, to give us an unprecedented glimpse of the history and prehistory of Sardinia and this thanks to a rare ability to represent the ancient Sardinian society in which the tombs themselves they were a central instrument for the creation and maintenance of strong social cohesion, an indispensable element at the basis of the success of the pre-nuragic and nuragic civilization, witnesses of incredible architectural mastery and well-being.
L’opera dell’archeologa Caterina Bittichesu diviene inoltre il momento più logico di denuncia dello stato di degrado delle emergenze archeologiche. Sul punto, a pag. 277 scrive: “Come in tante parti della nostra Isola, gran parte di questi monumenti secolari, in tempi moderni, sono state vittime dell’insipienza di chi, ritenendosi padrone e non custode di essi, li ha distrutti per far spazio a pochi ciuffi d’erba o a un olivo o a qualche vitigno in più, modificando e mortificando il paesaggio ed impoverendo l’ambiente di cui il monumento era parte, in perfetta simbiosi con piante e greggi. In altri casi le tombe sono state riutilizzate come materiale edilizio per delimitare tancati o per costruire moderni casolari. Che dire, infine, degli spietramenti non controllati e della moda attuale, sconsiderata e deleteria, di portar via pietre lavorate dai monumenti per abbellire giardini e ville?
The work of the archaeologist Caterina Bittichesu also becomes the most logical moment to report the state of degradation of the archaeological emergencies. On this point, on p. 277 writes: “As in many parts of our island, a large part of these secular monuments, in modern times, have been victims of the ignorance of those who, considering themselves master and not guardian of them, destroyed them to make room for a few tufts of ‘grass or an olive tree or a few more vines, modifying and mortifying the landscape and impoverishing the environment of which the monument was a part, in perfect symbiosis with plants and flocks. In other cases the tombs were reused as building material to delimit tancati or to build modern farmhouses.Finally, what about uncontrolled stone-breaking and the current, reckless and harmful fashion of taking away worked stones from monuments to embellish gardens and villas?
L’autrice ricorda quindi quali siano le poche sepolture che si sono parzialmente salvate dalla distruzione. Una di queste è quella di “Su Cadelanu in località Campeda di Macomer”.
The author then remembers which are the few burials that have been partially saved from destruction. One of these is that of “Su Cadelanu” in Campeda di Macomer”.
L’altra è la Tomba di Giganti di “Su Cadelanu”, sita a Macomer (NU) nel terriorio di Campeda.
The other is the Tomb of the Giants of “Su Cadelanu”, located in Macomer (NU) in the territory of Campeda.
Questo ricco patrimonio monumentale e culturale – prosegue Caterina Bittichesu – la cui importanza va ben oltre i confini della Sardegna, potrebbe costituire un parco archeologico importante che, adeguatamente valorizzato e gestito, potrebbe innescare processi di sviluppo e di occupazione.
This rich monumental and cultural heritage – continues Caterina Bittichesu – whose importance goes far beyond the borders of Sardinia, could constitute an important archaeological park which, properly exploited and managed, could trigger development and employment processes.
A pag. 280 l’autrice continua: meritevole di valorizzazione è l’intera Campeda, zon di grande interesse naturalistico e ambiente con la più grande densità di nuraghi dell’Isola che ne fanno n museo a cielo aperto.
On p. 280 the author continues: worthy of enhancement is the entire Campeda, an area of great naturalistic interest and environment with the largest density of nuraghi on the island which make it an open-air museum.
A pag 281 soggiunge: “Macomer (e la Sardegna n.d.r.) potrà rinascere se saprà guardare lontano e ritrovare la sua identità, riscoprndo il valore dell’ambiente, delle emergenze culturali e delle memorie storiche del suo straordinario territorio. Le forze propulsive, su cui dovrebbe far leva, sono la valorizzazione dell’eccezionale muraglia megalitica di Pedra Oddetta con le emergenze preistoriche di Monte Manai ed il recupero ambientale e culturale della vallata di Rio S’Adde, zona di rilevante interesse naturalistico, dal ‘500 sede dei primi mulini ad acqua e, dalla fine dell’ottocento alla prima metà del novecento, centro di produzione industriale e dello sviluppo della Sardegna Centrale.
On page 281 he adds: “Macomer (and Sardinia ed.) Can be reborn if he knows how to look far and rediscover his identity, rediscovering the value of the environment, cultural emergencies and historical memories of his extraordinary territory. The driving forces, on which should leverage, are the enhancement of the exceptional megalithic wall of Pedra Oddetta with the prehistoric emergencies of Monte Manai and the environmental and cultural recovery of the Rio S’Adde valley, an area of significant naturalistic interest, from the 16th century home to the first mills to water and, from the end of the nineteenth century to the first half of the twentieth century, the center of industrial production and development in Central Sardinia.
Concludendo non possiamo esimerci dal ringraziare l’archeologa Caterina Bittichesu per questa mirabile opera, che non solo contribuisce a fare luce su un capitolo importante della storia e della cultura della Sardegna, ma che si pone come un nuovo importante punto di partenza sia con riferimento alla portata internazionale dei nuovi studi rispetto alla più vasta archeologia delle antiche civiltà del mar mediterraneo, sia per il suo puntuale ed appassionato richiamo alla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio archeologico in funzione di un nuovo modello di sviluppo attento ai valori della cultura e dell’ambente. Grazie Caterina!
In conclusion, we cannot fail to thank the archaeologist Caterina Bittichesu for this admirable work which not only contributes to shedding light on an important chapter in the history and culture of Sardinia, but which stands as a new important starting point both with reference to the international of new studies with respect to the wider archeology of the ancient civilizations of the Mediterranean Sea, both for its punctual and passionate reference to the enhancement of the inestimable archaeological heritage as a function of a new development model attentive to the values of culture and the environment. Thanks Catherine!