Ancient Sardinian writing, no more mystery, simply primacy – Il primato della scrittura sarda – Parte 1 – Le premesse
(English versione in the end)
Solo un anno fa presi coscienza di come Santa Sabina, tempio nuraghe sito nel territorio di Silanus, al centro dell’Isola di Sardegna, risalente al 1500 anni prima della nascita di Cristo, di rara bellezza, simbolo della Sardegna preistorica, fosse stato in realtà chiamato da sempre Santa Sarbana dagli abitanti del luogo. Da subito mi sono posto diverse domande: per quale strano motivo un sito archeologico così bello e rappresentativo, non riporti nelle indicazioni stradali il nome originale proprio della tradizione orale dei cittadini silanesi, cioè Santa Sarbana? A cosa si deve la differenza di denominazione? Per qualche studioso Santa Sarbana potrebbe forse derivare da un antichissimo riferimento alle selve (foreste) che per millenni caratterizzavano il territorio e probabilmente anche il Nuraghe poteva essere stato in passato meta di pellegrinaggio di pagani che magari solevano celebrare Silvano, re dei boschi.
Il mistero scomparve con l’etimologia, grazie al prezioso lavoro del glottologo Prof. Salvatore Dedola. In questo sito, che tra l’altro ospita un pozzo sacro e due tombe di giganti, in epoca pre-cristiana veniva adorata la Dea Mater Universalis (esattamente la Dea Iside), nella sua epifania di donatrice dell’intelligenza. Infatti Serbana ha base etimologica nel sumerico šar ‘cow’ + ba ‘to distribute’ + nam ‘pensiero, intelligenza’. Il composto šar-ba-nam in origine significò ‘Vacca sacra dispensatrice dell’intelligenza’. Secondo questa analisi SANTA SARBANA a Silanus è assimilata a santa Sabina in quanto non è più compreso, da secoli, il significato originario, fermo restando che la denominazione data dai residenti è sicuramente la più aderente alla realtà.
Oggi, grazie alle ricerche linguistiche del Prof. Salvatore Dedola, siamo in grado di affermare che la Sardegna tra i popoli d’Occidente mantiene due primati: ha eretto i più antichi e più nobili monumenti (i nuraghi) e nel contempo ha scritto il documento più antico, la famosissima Stele di Nora. Al Dedola la traduzione è risultata estremamente facile poiché la stele è scritta in antico sardo. Al fine della traduzione gli è stato utile il “Dizionario Fenicio” di Fuentes Estanol ed il “Dizionario della Lingua Ugaritica” di G. del Olmo Lete-J. Sanmartín, grazie ai quali egli ha potuto scompartire le parole che nella stele appaiono agglutinate l’una all’altra senza soluzione di continuità. La forma dei caratteri e la tecnica grammaticale della Stele denunciano l’età della stessa, che risulta antica di quasi tremila anni, scritta nelle forme grammaticali allora imperanti tra i popoli semitici occidentali ed ancora oggi vigenti presso il popolo d’Israele.
Secondo il Prof. Salvatore Dedola, glottologo di rare capacità ed intuizioni e che si è dotato di un metodo scientifico nello studio della linguistica, i nazisti sono rimasti serenamente ad insegnare la Glottologia in tutte le cattedre europee e da 150 anni essi hanno inventato una teoria che governa le nostre Università, secondo la quale il Tedesco e l’Antico Indiano sono tutt’uno. e così essi parlano di Lingua Indo-Germanica. Tutte le altre lingue europee non imparentate con l’Indo-Germanico derivano, secondo loro, dall’Impero Romano; però TUTTE, PROPRIO TUTTE, VIVONO SOTTO L’IMMENSA CAPPA DI PIOMBO DELLA LINGUA INDO-GERMANICA. Nelle università italiane si addolcisce la pillola ed invece di Indo-Germanico si pronuncia INDO-EUROPEO. Una cappa imperiale da 150 anni ha smorzato ogni e qualsiasi ricerca mirante a dare una visione precisa e serenamente scientifica delle origini delle lingue e del linguaggio.
Chi ha letto l’Introduzione Metodologica al NOFELSA nonché la Grammatica Storica della Lingua Sarda del Prof. Salvatore Dedola è informato della sua scoperta scientifica relativa alla Ursprache Mediterranea, evidenziata proprio dalle tavolette sumeriche e sumero-accadiche. Paradossalmente, nella Mezzaluna Fertile la lingua sumerica scritta svanì attorno al 1000 avanti cristo (nonostante che gli Assiri l’abbiano tramandata per iscritto anche in seguito), mentre in Sardegna la parlata registrata in quelle tavolette si mantiene ancora oggi vivissima e in purezza.
Tutti sanno dove stia la terra dei Sumeri, e nessuno s’azzarda a immaginare che i Sumeri abbiano mai invaso la Sardegna. Giusto. Allora è del tutto ovvio e intuitivo immaginare il contrario: ossia che la lingua sumera in origine non fu altro che la Ursprache Mediterranea, condivisa anche dalla Mezzaluna Fertile a causa del dilagare dell’Homo Sapiens verso Est
Affermare che la lingua sarda é indo europea é come affermare che la lingua degli aztechi fosse di origine ispanica o anglossassone. Gli atzechi abitavano il continente americano ben prima dell’arrivo degli europei. La lingua sarda, che piaccia o no, esisteva ben prima del greco antico e tanto piú antica lo é del latino. Quando nel Lazio nel 753 a.c. si tracciava il solco nell’area della nascente città di Roma, la parabola dell’antica ed evoluta civiltà sarda aveva alle spalle già 2000 anni di cultura, di arte, di religione, di commerci e ovviamente di lingua. Quest’ultima faceva allora parte integrante della grande famiglia delle lingue semitiche, semplicemente perchè erano stati i sumeri e poi gli assiro babilonesi a dare vita all’alfabeto ed al linguaggio piú moderno. E nel mediterraneo, grazie ad una società incline ai viaggi ed ai commerci, esisteva un”unica grande matrice culturale.
Nell’opera “I Cognomi della Sardegna” il Professor Salvatore Dedola mostra ancora una volta le prove incontrovertibili dei forti e persistenti legami dell’antica lingua sarda con la tradizione culturale semitica ricostruendo l’etimologia, appunti, dei cognomi dei sardi moderni e dimostrando la loro chiara origine sumera e accadico babilonese. Il Dedola li riporta uno ad uno, ma mi limito qui a riportare una parte dei più noti a titolo di esempio: Abis, Acca, Addis,Amadu, Angius, Ara, Arbau, Atzeni, Brotzu, Bussu, Caboi, Caddeo, Cappai, Carta, Casula, Chessa, Carta, Coinu, Contini, Curreli, Dedoni, Fara, Frongia, Gallisai. Lai, Lecca, Locci, Loddo, Mallocci, Manca, Masala, Mascia, Matta, Mocci, Mossa, Murgia, Naitana, Nonnis, Pdda, Pulina, Saba, Satta, Senes, Sias, Simula, Talu, Tola, Tolu, Urru, Usai, Usala, Utzeri, Zizzi, Zurru.
Per il Prof. Dedola la Koiné Mediterranea (la condivisione culturale) fu così ampia e tenace, da impiantare in ogni lido una lingua che nel passare dei millenni si diversificò, lasciando però una lunghissima serie di isoglosse grazie alle quali oggi siamo in grado di affermare e confermare le basi esatte della Koiné stessa, cui parteciparono anche il sardo ed il latino.
Ora, ciò che sicuramente ho imparato in questi anni di letture è che la linguistica ed il suo studio risentono del metodo di studio e che quindi il risultato è propriamente una questione di metodo. Sin dai tempi del Liceo mi si ripeteva all’infinito che l’etimo delle parole dovesse essere ricavato principalmente dai suoni e dalle pronunce: niente di più falso. Ciò porterebbe all’assurdo di accomunare lemmi assolutamente incompatibili. Sul punto vorrei citare l’arcinota storiella dei sardi che a Picadilly Circus, in piena Londra, si sarebbero imbattuti nel classico poliziotto di quartiere britannico che si sarebbe a loro rivolto esclamando; “Hello, boys!” al quale i sardi avrebbero risposto candidamente “Hello nois semus crihante unu tzilleri….”. Sorrisi a parte una delle grandi lezioni del Glottologo Prof. Dedola, che dopo anni di ricerche ha finalmente visto la luce in fondo al tunnel, è che nello studio della linguistica bisogna sempre rifuggire dalla prima impressione e usare tutti, dico e ripeto, tutti i vacabolari a disposizione, senza fermarsi al latino in nome di quella visione romano centrica voluta da quelle ideologie figlie dell’ideologia della razza e convinte assertrici della supremazia culturale di alcuni su tutti gli altri. Per fare questo le accademie hanno operato per anno continue mistificazioni, creando una famiglia linguistica, quella indoeuropea, inesistente e figlia di un pregiudizio ideologico.
Nelle prossima parte parlerò dei Nuraghes, delle Domus de janas, delle Tombe di giganti, della Stele di Nora, della base colonnare di San Nicolò Gerrei, della brocca di Villagrande, dei Guerrieri di Monti Prama ed alla fine di questo percorso, reso possibile dall’insostituibile lavoro del glottologo Prof. Salvatore Dedola, spero che si volti definitivamente pagina e si prenda definitivamente coscienza che la scrittura sarda vanta nel mediterraneo un primato che deve renderci orgogliosi e deve spingerci alla promozione di un turismo culturale che può dare alla Sardegna linfa e slancio.
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Enlish Version
Just a year ago I became aware of how Santa Sabina, a nuraghe temple located in the territory of Silanus, in the center of the island of Sardinia, dating back to 1500 years before the birth of Christ, of rare beauty, symbol of prehistoric Sardinia, had actually been always called Santa Sarbana by the locals. I immediately asked myself several questions: for what strange reason such a beautiful and representative archaeological site, do you not include in the directions the original name of the oral tradition of the citizens of Silano, that is, Santa Sarbana? What is the difference in denomination? For some scholars, Santa Sarbana could perhaps derive from an ancient reference to the forests (forests) that characterized the territory for millennia and probably even the Nuraghe may have been in the past a pilgrimage destination for pagans who perhaps used to celebrate Silvano, king of the woods.
The mystery disappeared with the etymology, thanks to the precious work of the glottologist Prof. Salvatore Dedola. In this site, which also houses a sacred well and two tombs of giants, in pre-Christian times the Goddess Mater Universalis (exactly the Goddess Isis) was worshiped, in her epiphany as a donor of intelligence. In fact, Serbana has an etymological basis in the Sumerian šar ‘cow’ + ba ‘to distribute’ + nam ‘thought, intelligence’. The compound šar-ba-nam originally meant ‘Sacred cow dispensing intelligence’. According to this analysis SANTA SARBANA in Silanus is assimilated to Santa Sabina in that the original meaning has not been understood for centuries, it being understood that the name given by the residents is certainly the most adherent to reality.
Today, thanks to the linguistic research of Prof. Salvatore Dedola, we are able to say that Sardinia has two firsts among the peoples of the West: it erected the oldest and most noble monuments (the nuraghi) and at the same time wrote the document older, the famous Stele di Nora. Al Dedola the translation was extremely easy because the stele is written in ancient Sardinian. For the purpose of translation, the “Phoenician Dictionary” by Fuentes Estanol and the “Dictionary of the Ugaritic Language” by G. del Olmo Lete-J were useful. Sanmartín, thanks to which he was able to divide the words that appear in the stele agglutinated to each other without interruption. The shape of the characters and the grammatical technique of the Stele denounce the age of the same, which is almost three thousand years old, written in the grammatical forms then prevailing among the Western Semitic peoples and still in force today among the people of Israel.
According to Prof. Salvatore Dedola, a glottologist of rare abilities and intuitions and who has equipped himself with a scientific method in the study of linguistics, the Nazis remained serenely to teach Glottology in all European chairs and for 150 years they have invented a theory which governs our universities, according to which the German and the ancient Indian are one. and so they speak of the Indo-Germanic language. All the other European languages unrelated to Indo-Germanic derive, according to them, from the Roman Empire; however ALL, EVERYONE, LIVE UNDER THE IMMENSE LEAD HOOD OF THE INDO-GERMANIC LANGUAGE. In Italian universities the pill is sweetened and instead of Indo-Germanic it is pronounced INDO-EUROPEAN. An imperial cape for 150 years has dampened any and all research aimed at giving a precise and serenely scientific vision of the origins of languages and language.
Those who have read the Methodological Introduction to NOFELSA as well as the Historical Grammar of the Sardinian Language of Prof. Salvatore Dedola are informed of his scientific discovery related to the Mediterranean Ursprache, highlighted precisely by the Sumerian and Sumerian-Akkadian tablets. Paradoxically, in the Fertile Crescent the written Sumerian language vanished around 1000 before Christ (despite the fact that the Assyrians handed it down in writing even later), while in Sardinia the speech recorded in those tablets is still alive and pure today.
all know where the land of the Sumerians is, and no one dares to imagine that the Sumerians have ever invaded Sardinia. Quite right. Then it is completely obvious and intuitive to imagine the opposite: namely that the Sumerian language was originally nothing more than the Mediterranean Ursprache, also shared by the Fertile Crescent due to the spread of Homo Sapiens towards the East
To say that the Sardinian language is Indo European is like saying that the Aztec language was of Hispanic or Anglo-Saxon origin. The Aztecs inhabited the American continent well before the arrival of the Europeans. The Sardinian language, whether you like it or not, existed well before ancient Greek and is much older than Latin. When in Lazio in 753 BC the furrow was traced in the area of the nascent city of Rome, the parable of the ancient and evolved Sardinian civilization had already 2000 years of culture, art, religion, trade and obviously language behind it. The latter was then an integral part of the large family of Semitic languages, simply because it was the Sumerians and then the Babylonian Assyrians who gave birth to the alphabet and more modern language. And in the Mediterranean, thanks to a society inclined to travel and commerce, there was a single large cultural matrix.
In the work “The Surnames of Sardinia” Professor Salvatore Dedola once again shows incontrovertible evidence of the strong and persistent links of the ancient Sardinian language with the Semitic cultural tradition by reconstructing the etymology, notes, surnames of modern Sardinians and demonstrating the their clear Sumerian and Akkadian Babylonian origin. The Dedola brings them back one by one, but I limit myself here to report a part of the best known as an example: Abis, Acca, Addis, Amadu, Angius, Ara, Arbau, Atzeni, Brotzu, Bussu, Caboi, Caddeo, Cappai, Card, Chasuble, Chessa, Card, Coinu, Contini, Curreli, Dedoni, Fara, Frongia, Gallisai. Lai, Lecca, Locci, Loddo, Mallocci, Manca, Masala, Mascia, Matta, Mocci, Mossa, Murgia, Naitana, Nonnis, Pdda, Pulina, Saba, Satta, Senes, Sias, Simula, Talu, Tola, Tolu, Urru, Usai, Usala, Utzeri, Zizzi, Zurru.
For Prof. Dedola, the Koiné Mediterranea (cultural sharing) was so broad and tenacious, to implant a language in each beach that diversified over the millennia, leaving however a very long series of isoglosses thanks to which we are able to affirm today and confirm the exact bases of the Koiné itself, in which Sardinian and Latin also participated.
Now, what I have certainly learned in these years of reading is that linguistics and its study are affected by the method of study and that therefore the result is properly a question of method. Ever since high school, I kept telling myself that the etymology of words had to be derived mainly from sounds and pronunciations: nothing more false. This would lead to the absurdity of sharing absolutely incompatible terms. On this point I would like to mention the well-known story of the Sardinians who at Picadilly Circus, in the heart of London, would have encountered the classic British neighborhood policeman who would have addressed them exclaiming; “Hello, boys!” to which the Sardinians would have candidly replied “Hello nois semus crihante unu tzilleri ….”. I smiled apart from one of the great lessons of the Glottologist Prof. Dedola, who after years of research has finally seen the light at the bottom of the tunnel, is that in the study of linguistics you must always shy away from the first impression and use all, I say and repeat, all vacabulary available, without stopping in Latin in the name of that centric Roman vision desired by those ideologies daughters of the ideology of the race and convinced assertors of the cultural supremacy of some over all others. To do this, the academies have worked for years on continuous mystifications, creating a linguistic family, the Indo-European one, non-existent and the daughter of an ideological prejudice.
In the next part I will talk about the Nuraghes, the Domus de janas, the Tombs of Giants, the Stele di Nora, the columnar base of San Nicolò Gerrei, the pitcher of Villagrande, the Guerrieri di Monti Prama and at the end of this path, made possible by irreplaceable work of the glottologist Prof. Salvatore Dedola, I hope that he will definitely turn the page and become definitively aware that Sardinian writing boasts a primacy in the Mediterranean that must make us proud and must push us to promote a cultural tourism that can give Sardinia life and momentum.