La civiltà sarda sinora censurata dalla storiografia ufficiale – di Gigi Sanna
Ditemi una cosa, in tutta franchezza. A voi interessa più di tanto, vi scandalizza improvvisamente, il modo con cui trattano di testi scolastici, di cartine, di schede, di bibliografie riguardanti la Sardegna? E’ tutto, purtroppo, nella ‘norma’ ed è già un miracolo (come ha sottolineato qualcuno) che non abbiano lasciato l’isola sarda senza iconografia. Se dovessimo parlare (magari fare un convegno) su come viene trattata la Sardegna nei testi ufficiali scolastici con il benestare del MInistero della cosiddetta ‘Pubblica Istruzione’, bisognerebbe pubblicare una enciclopedia, non un libro. Fiorenzo Caterini e Francesco Cesare Casula ( con pochissimi altri, come l’altro Casula Francesco) non fanno altro che ripetere del falso e dell’omertà che impera nella scienza storica tutte le volte che viene coinvolta la Sardegna. E un’indignazione permanente la nostra. Altro che cartine squinternate di piccoli storici! E un’indignazione però a cui si fa fronte con i pochissimi mezzi a disposizione della periferia. Sappiamo tutti come inizia la Storia d’Italia (ma anche, per certi versi, dell’Europa): c’erano una volta i villanoviani, quindi gli Etruschi e poi i Romani. Noi ci indigniamo e, forti della ricerca scientifica (altro che ‘fanta’ storia!) replichiamo che se proprio si vuole onorare la ‘verità’ storica le cose non stanno così e bisogna dire: c’era una volta un’isola, la Sardegna che otto secoli prima degli etruschi e dieci prima dei Romani aveva una civiltà tale che diede origine anche al fenomeno della sua esportazione ed espansione oltre Tirreno. Tale civiltà influì su tantissimi aspetti della cultura della penisola italica, da quella religiosa, a quella economica, a quella della formazione e della trasmissione della produzione scritta. Tutte cose che gli archeologi sanno da tempo e che si sforzano, talvolta, di trasmettere agli storici. Ma invano, a parte qualche lodevole eccezione. La presenza delle Statue di Monte ‘e Prama e dei bronzetti,. prodotti culturali di incredibile eccellenza, dovrebbe portare ad una revisione storica circa la ‘storia’ d’Italia (se proprio si vuol fare una decente ‘storia’ che si chiami ‘italiana’: altrimenti si facciano due storie separate, quella sarda e quella italiana, come si fa per la lingua sarda e quella italiana); revisione che riempia, per quanto possibile il buio pre- villanoviano. Il fatto è che lo si vuole lasciare davvero buio quel buio, con un atteggiamento per nulla scientifico e mosso da filosofie di tipo coloniale, di stampo liberal fascista. Le statue a tutto tondo dei Giganti non servono per una storia, a grandi linee, già tracciata al ‘centro’ e meno ancora i bronzetti. Per non parlare della scrittura e dei primi re sacerdoti, di cui essa ci parla, del bacino del Mediterraneo occidentale. Ve la immaginate voi una storia, da impatto fulminante, che inizi, grosso modo, così: ‘Non sappiamo molto circa i secoli precedenti, ma a partire dal XIII secolo a.C. (età del bronzo finale) in Sardegna governavano dei sacerdoti re, di origine divina, di ascendenza semitica. Le numerose fonti epigrafiche stanno cominciando a rivelarci i loro nomi: yaziz, gayn, yago, lephisy,…Furono loro a dare principio, con i traffici e i commerci, alla storia della penisola italica…ecc.ecc. (fonte: Gigi Sanna – Diario Facebook)